Morti in corsia a Saronno, Cazzaniga è tornato in carcere

Dal 13 settembre dello scorso anno era agli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico

Leonardo Cazzaniga

Leonardo Cazzaniga

Saronno (Varese), 23 gennaio 2020 - Leonardo Cazzaniga è tornato in carcere. E' stato prelevato questo pomeriggio attorno alle 16.30 dai carabinieri di Saronno nell'abitazione dei genitori, a Cusano Milanino, dove si trovava dal 13 settembre dello scorso anno agli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico. E' stato ricondotto nel carcere di Busto Arsizio. A rimandare in cella l'ex aiuto primario del pronto soccorso del presidio ospedaliero di Saronno è stata la decisione della prima sezione penale della Cassazione che ha respinto il ricorso dei difensori: gli avvocati bresciani Ennio Buffoli e Andrea Pezzangora chiedevano la revoca dell'ordinanza del Tribunale del Riesame di Milano che il 7 ottobre aveva disposto per il medico "il ripristino della  misura cautelare in carcere".

I giudici del Riesame avevano accolto l'appello del procuratore di Busto Arsizio, Gian Luigi Fontana, contro l'ordinanza con cui, il 9 settembre, la Corte d'Assise di Busto (che lo sta processando) aveva concesso a Cazzaniga la detenzione domestica nell'appartamento dei genitori. Lunedì Leonardo Cazzaniga ascolterà la sentenza dell'Assise. E' imputato di dodici omicidi di pazienti e di quelli di tre familiari (il marito, la madre, il suocero) della sua amante di un tempo, Laura Taroni, infermiera nello stesso reparto. Si è tenuta l'udienza di "riparazione" in Corte d'Assise d'appello, a Milano, per le 13 pagine "saltate" nell'assemblaggio delle 122 che compongono le motivazioni della sentenza di secondo grado che ha confermato la condanna di Laura Taroni a trent'anni di reclusione per gli omicidi del marito e della madre. L'avvocato Cataldo Intrieri, difensore dell'ex infermiera di Lomazzo con l'avvocato Monica Alberti, ha sollevato una eccezione di competenza che per il penalista spetta alla Cassazione. Inoltre, secondo il legale, il fatto di non conoscere la sentenza nella sua interezza ha leso il diritto della difesa nel ricorso davanti alla Cassazione. La Corte si è riservata.