Morti in corsia, ergastolo confermato a Cazzaniga: "Giustizia è fatta"

I parenti delle vittime si dicono "soddisfatti" per la sentenza d'Appello e per le responsabilità attribuite alla Asst sul caso Saronno

La lettura della sentenza

La lettura della sentenza

Saronno (Varese), 14 aprile 2021 - Ergastolo confermato a Leonardo Cazzaniga. Loro hanno atteso per più di cinque ore che venisse letto il dispositivo della sentenza. Erano le sole presenti fra tutti i parenti delle persone che avevano concluso il loro viaggio nella vita su un lettino nel pronto soccorso dell’ospedale di Saronno. Patrizia e Loredana sono due dei figli di Angelo Lauria. La sua morte è stata l’innesco dell’inchiesta "Angeli e demoni" della procura di Busto Arsizio. "Oggi - dicono - come famiglia siamo più sollevati. Abbiamo visto riconosciuti i nostri diritti. Oltre a quella di Cazzaniga è stata dichiarata la responsabilità dell’ospedale. Siamo sollevati perché è tutto finito, anche se in noi rimane l’esperienza terribile che abbiamo vissuto e il dolore per la perdita di nostro padre che se n’è andato in malo modo e che non possiamo riavere".

Dalla Corte d’Assise d’appello di Milano è uscita una novità importante: il riconoscimento della responsabilità civile dell’Asst Valle Olona per quanto commesso da Cazzaniga. "La sentenza - dice l’avvocato Fabio Gualdi, parte civile per la famiglia Lauria - ha accolto le argomentazioni degli appelli delle parti civili affermando il principio della responsabilità dell’Asst in relazione ai principi di responsabilità civile solidale previsti in questa materia, anche per comportamenti dolosi". L’avvocato Luisa Scarrone è il legale che in questa odissea giudiziaria e umana ha seguito Maria Pia Florian e Gabriella Guerra, rispettivamente madre e sorella di Massimo Guerra, il marito di Laura Taroni. Una famiglia disintegrata da una terribile vicenda: Laura Taroni in carcere condannata a trent’anni di reclusione, morti Massimo e il padre Luciano, i due figli minori della Taroni affidati a una comunità. "Abbiamo visto riconosciute le nostre istanze sulla responsabilità civile dell’Asst. Questo è motivo di grande soddisfazione. Significa quel doveroso riconoscimento che era mancato in primo grado. Ci aspettavamo che l’ospedale si facesse avanti per risarcire. Non è accaduto. Al contrario, in questi cinque anni, da quando la Regione ha istituito la sua commissione, l’ospedale ha di fatto assunto le difese di Cazzaniga. L’abbiamo trovato assurdo e inconcepibile, come il fatto che la Regione non abbia avuto alcunché da ridire su questa impostazione, nonostante gli esiti della sua commissione". "Questa sentenza d’appello – dice l’avvocato Giuseppe Candiani, legale dell’Asst Valle Olona – certifica il coinvolgimento dell’ospedale. Ne prendiamo atto e valuteremo il da farsi".

L’ex aiuto primario è stato condannato per l’omicidio di Domenico Brasca. Il pensionato di 81 anni era morto il 18 agosto del 2014 nella sua abitazione di Rovello Porro, dove era stato riportato dopo un ricovero di alcune ore al pronto soccorso di Saronno. Era stato l’ultimo decesso sospetto attribuito a Cazzaniga, assolto però in primo grado perché il fatto non sussiste. Lapidario il commento di Fabio Falcetta, avvocato delle due figlie: "È stata fatta giustizia per il caso di Domenico Brasca". Un’altra condanna, ma tre assoluzioni, quelle per le morti di Giuseppe Pancrazio Vergani, Virginia Moneta, Giacomo Borghi, hanno fatto scendere da dodici a dieci condanne il fardello giudiziario che grava sulle spalle di Cazzaniga. "Sono curioso – è il commento, a caldo subito dopo la sentenza, dell’avvocato Andrea Pezzangora, difensore del medico insieme con Ennio Buffoli – di leggere i motivi di queste tre assoluzioni, che sicuramente incrinano la lettura che la Corte d’Assise di Busto aveva dato della vicenda, che da unitaria appare oggi meno monolitica. Per Brasca è evidente che c’è stata una rilettura della sentenza di primo grado, per cui non è stata necessaria la rinnovazione istruttoria chiesta dall’accusa". Isabel Mosca, legale di Rossoni, nipote di Pietro Oliva l’uomo che l’ha allevato: "Luca era commosso per questa sentenza che è un riconoscimento del rapporto padre-figlio che intercorreva col nonno Pietro, quello che lui definiva “nonno-padre“".