
L’incontro dei carabinieri con la popolazione
Monteviasco (Varese), 30 dicembre 2019 - A terra solo sassi e tantissime castagne cadute dagli alberi. Il sentiero è appena stato ripulito dalle foglie che lo rendevano scivoloso: un gesto di cortesia per i passanti. Il piccolo canale di scolo è stato riscavato di fresco, mentre qualcuno ha legato agli alberi un fiocco rosso. Evidentemente non di sole luci al neon vivono le Feste. Salendo i quattrocento e passa metri di dislivello che separano Curiglia dalla sua frazione non si può rinunciare al sorriso, a quel senso di serenità che ti danno le piccole cose fatte bene. È così che Monteviasco, piccolo centro nel cuore della Val Veddasca, si prepara al secondo Capodanno “isolato”. Sono passati tredici mesi da quando l’incidente che è costato la vita al manutentore della funivia - l’unico accesso al paese insieme al lungo sentiero che si inerpica lungo 1.400 gradoni - ha provocato il blocco del servizio e il conseguente blocco dei collegamenti con il paese. I (pochissimi) residenti di Monteviasco – ufficialmente sono cinque – però non si sono persi d’animo. Anche perché parenti e semplici villeggianti che qui possiedono una casa li hanno raggiunti. Domani sera, nella notte di San Silvestro, si ritroveranno al “Vecchio circolo”, l’unico ristorante che ha deciso di restare aperto durante l’anno di isolamento forzato, e mangeranno insieme. Saranno almeno una trentina di persone.
«Dopo il cenone spero che spostino i tavoli e si possa ballare un po’…", spiega uno dei residenti, sorridendo. D’altronde i residenti l’hanno presa con filosofia: nella bella chiesetta in mezzo al paese hanno allestito un presepe che riproduce Monteviasco con tanto di funivia ed elicottero che scarica le provviste (e l’altro giorno il velivolo è arrivato davvero). Il paradosso è che la disavventura di questa piccola comunità ha unito ancora di più le persone e creato nuovi legami. Un esempio su tutti è il rapporto con i carabinieri, che in questi mesi sono stati il vero, unico, collante tra Monteviasco e il resto della comunità. Vale la pena citare il lavoro di coordinamento compiuto dal comandante della stazione di Luino, Alessandro Volpini. Ma soprattutto il ruolo operativo svolto dal luogotenente Giampaolo Paolucci, della stazione dei carabinieri di Dumenza.
Nel corso dell’ultimo anni lui è stato il vero “angelo della montagna”. Ogni settimana ha trasportato su e giù dalla montagna cibo, medicinali e beni di prima necessità. Qualche giorno fa, dopo una gelata, ha percorso il sentiero con un sacco di sale da venti chili da sparpagliare nei punti strategici. Ogni anno, a maggio, si celebra la ricorrenza della “Madonna della Serta“, a cui è intitolata l’altra chiesa di Monteviasco. E per i cittadini la presenza di due carabinieri che “scortano“ la Madonna è assolutamente necessaria perché si svolga la manifestazione. "Senza carabinieri non è festa", dicono. Quest’anno - a maggior ragione - sarà così.