Maxi rissa tra minori a Gallarate: è l'ora degli "arresti"

Provvedimenti cautelari nel Varesotto: a gennaio si erano dati appuntamento in un centinaio per una sfida con mazze e catene. "Come un branco: rasentata la guerriglia"

Un fermo immagine del video che mostra l’arrivo di decine di giovani in centro

Un fermo immagine del video che mostra l’arrivo di decine di giovani in centro

Busto Arsizio (Varese), 31 marzo 2021 - Gli agenti della Polizia di Stato di Varese stanno eseguendo 17 provvedimenti cautelari emessi dal gip di Busto Arsizio e da quello per i Minorenni di Milano a carico di giovani per la maggior parte under 18 (ma ci sono anche due maggiorenni), accusati della maxi rissa che aveva avuto luogo l'8 gennaio a Gallarate. Un quattordicenne era rimasto ferito dopo aver preso parte alla rissa "organizzata" da due gruppi "rivali"di giovanissimi.  "Una vera e propria rissa che ha rasentato la guerriglia urbana", sottolineano gli inquirenti.

I fatti

Le indagini degli agenti della Squadra Mobile della Questura di Varese e del commissariato di Gallarate avevano portato già nei giorni successivi alla maxi rissa all'individuazione di una decina di giovani. Si tratta di ragazzi di età compresa tra i 14 e i 18 anni, italiani, albanesi e nigeriani, residenti tra Gallarate, Cassano Magnago, Varese e Malnate. Oltre alle mazze da baseball e alle catene, gli investigatori avevano trovato e sequestrato un borsone con pietre, mazze e un coltello da cucina.

Erano almeno un centinaio i ragazzini presenti alla sfida, alcuni dei quali per l'appunto armati di bastoni e catene. Per poi picchiarsi in pieno centro e in mezzo alle automobili.  Un fenomeno, quello delle risse organizzate in chat, che aveva avuto altri episodi nel Milanese e nel Lazio, figlio anche, secondo molti, del lockdown. I dettagli dell'operazione saranno forniti in giornata in un incontro in Procura a Busto Arsizio.

La scintilla

Era stata un'altra rissa verificatasi a Cassano Magnago  a scatenare il maxi ritrovo di Gallarate, dove doveva consumari una "vendetta".  Emerge dalle indagini coordinate dalla Procura per i Minorenni di Milano, guidata dal procuratore Ciro Cascone. Per Cascone è  "emblematica la disinvoltura manifestata dai giovani nel porre in essere le condotte violente contestate". I ragazzi hanno agito "come un vero e proprio "branco", servendosi anche di armi improvvisate". Secondo il procuratore si tratta di "elementi sintomatici di personalità prive di freni inibitori e facilmente inclini all'uso della violenza".

 All'adunata hanno risposto in tantissimi. "Alcuni sicuramente animati da intenti aggressivi e vendicativi ma altri evidentemente senza neanche sapere il motivo della contesa",rileva Cascone "spinti dalla sola curiosità di esserci, sia pure come spettatori". Una posizione "preoccupante" quest'ultima mentre "è sicuramente allarmante il ruolo dei 'supporters' violenti", che hanno messo in atto una "degenerazione degli schemi di aggregazione tipici dell'età adolescenziale, caratterizzata da un codice di appartenenza che consiste nell'assumere comportamenti antisociali in nome di un malinteso senso di solidarietà amicale e territoriale".

I provvedimenti

La gravità dei fatti, tra l'altro "avvenuti in pieno giorno", e la preoccupazione di una deriva verso scelte di vita devianti hanno indotto la Procura a richiedere l'applicazione di misure cautelari, per dare un segnale forte di risposta a comportamenti giovanili di questo tipo. L'adozione di una misura limitativa della libertà personale (con le opportune graduazioni individualizzate), viene spiegato, è stata valutata come momento estremo e necessario in un'ottica di prevenzione della commissione di ulteriori reati, nonché come necessario avvio di un percorso di responsabilizzazione, fornendo a questi giovani "l'esperienza delle conseguenze della violazione della legge, in una prospettiva - che è quella specifica della giustizia minorile - di rieducazione e di recupero sociale per ciascuno di loro".

Le ordinanze di custodia cautelare sono in parte per arresti domiciliari. Ma per i minori sono state disposte misure diverse.  Per 7 di loro è stata disposta la misura della permanenza a casa (da eseguirsi presso la propria abitazione) con divieto di comunicare con qualsiasi mezzo, anche telefonico o telematico, con soggetti diversi da coloro che con gli stessi coabitano, mentre per altri 8 minorenni è stata disposta la misura cautelare delle prescrizioni (tra cui obbligo di rientrare al domicilio entro le 19, divieto di frequentazione di soggetti pregiudicati e/o dediti all'uso di sostanze stupefacenti).

Il Daspo

Oltre alle misure principali, il Questore di Varese, Michele Morelli, ha disposto il 'Daspo Willy' a 26 dei trenta giovani indagati: prevede che non possano avere accesso a locali e negozi nel centro di Gallarate, per evitare che altri episodi analoghi possano ripetersi. La violazione al provvedimento comporta l'arresto con pene da 6 mesi a 2 anni e una multa da 8.000 a 20.000 euro. Dalle indagini è emerso anche che i giovani rissosi erano pronti a un "terzo round", dopo quelli di Cassano Magnago e Gallarate, stavolta a Malnate. L'appuntamento era già  stato veicolato tramite il tam tam dei social e bloccato  grazie al lavoro della polizia di Stato e alla collaborazione del Comune.  Per evitare di essere individuati, i ragazzi si ripetevano nelle chat: "Hey Bro, no parla parla tanto", quando qualcuno di loro eccedeva nei particolari .