
Una copia della scultura in legno che riproduce il cavallo Marco
Il 24 di gennaio scorso, i ragazzi della 2B della scuola secondaria Morelli di Busto Arsizio hanno partecipato ad un incontro sulla salute mentale e il benessere al centro diurno di Legnano per conoscere la storia di Marco Cavallo e di alcuni pazienti. I ragazzi sono stati accolti da Chiara e Giulia, due educatrici che hanno tenuto l’incontro. Si parte con il gioco “rompighiaccio” che consiste nel passare al compagno un gomitolo di lana tenendone un capo e dicendo qualcosa che ci fa stare bene.
Tutta la serie di scambi avvenuti con lo stesso gomitolo ha contribuito a creare un intreccio di fili a cui ciascuno poteva attribuire una forma.
Quello che è emerso è, per esempio,che ciò che ci fa stare bene è concentrarci sulle nostre passioni. Anche gli utenti del centro hanno un sogno, e infatti tre signore ci hanno cantato e recitato in modo divertente una canzone punk, che parlava di due animali: il gufo e il barbagianni.
Successivamente due volontarie del centro hanno letto ai ragazzi la storia di Marco, un cavallo vero che portava avanti e indietro, all’interno delle mura del manicomio di Trieste diretto da Basaglia, la biancheria delle persone internate. Arrivata la vecchiaia sarebbe dovuto essere soppresso ma, grazie alle persone ricoverate, venne salvato.
A lui è stata dedicata una statua in cartapesta azzurra. Fu creata nel 1973 con lo scopo di rompere le barriere tra l’ospedale e il mondo fuori, cercando di sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della salute mentale. Il cavallo è simbolo della lotta contro i pregiudizi e la segregazione dei malati mentali, ma anche di chi viene considerato diverso o escluso dalla società. La sua immagine evoca l’importanza di superare i confini imposti dalla paura dell’ignoto e dall’intolleranza. La statua di Marco Cavallo uscì per le strade di Trieste rappresentando un forte segno di inclusione, attirando l’attenzione di molti e stimolando una riflessione profonda su temi di solidarietà e accoglienza.
I ragazzi, incuriositi dal racconto, hanno potuto osservare la copia di legno realizzata nel centro, che è alta 1.60 m ed è verniciata di smalto azzurro; quindi hanno posto alle esperte domande inerenti alla loro professione, alle loro esperienze e tutto quello che può interessare alla crescita adolescenziale di ogni singolo ragazzo. Questa interazione è stata un’occasione per aprire un dialogo tra generazioni diverse, favorendo il confronto e lo scambio di idee. L’attività proposta che più ha colpito è stata l’inserimento di bigliettini all’interno della pancia della riproduzione di Marco Cavallo, dove sono stati scritti i pensieri, i desideri e i sogni di ogni ragazzo, permettendo loro di esprimere emozioni e speranze.
L’esperienza vissuta ha fatto emergere l’importanza dei valori del rispetto, della tolleranza e dell’inclusione verso tutti, e in particolare verso le persone con maggiori difficoltà psico-fisiche.