
di Claudio Perozzo
Il Medio Verbano paga un conto salato all’ultima ondata di maltempo. Dopo le recenti piogge il livello del Lago Maggiore ha preso a scendere, anche se non ha ancora raggiunto la quota media stagionale. Al momento si trova comunque con i suoi 2 metri e trenta, sopra la soglia di allerta. Il livello del lago, che venerdì scorso si trovava quasi in magra, ha registrato una risalita impressionante in meno di 12 ore. Un aumento così rapido non si registrava da anni. Il notevole incremento ha co di sorpresa tutti, anche gli adpreso un podetti al monitoraggio e alla regolazione delle portate in uscita dal Verbano.
Una situazione legata al forte apporto idrico uniforme, che ha interessato tutto il bacino imbrifero. Generalmente fenomeni così intensi colpiscono il territorio a macchia di leopardo, vale a dire non uniformemente. Il contrario, invece, è avvenuto alla fine della settimana scorsa, con portate di pioggia che hanno oscillato fra i 160 millimetri per la sponda lombarda del Verbano e picchi fino a 220 millimetri sulla sponda piemontese. Se i tecnici addetti alla regolazione della Miorina già nella mattinata di sabato non avessero aperto maggiormente la diga di sbarramento, in modo da far defluire milioni di metri cubi d’acqua, il livello del lago, stando ai calcoli elaborati dal monitoraggio della Protezione civile di Laveno Mombello, sarebbe salito di altri circa 30 centimetri raggiungendo i 3 metri di altezza sullo zero idrometrico e lambendo cosi a Laveno la provinciale 69 davanti a piazza Caduti del Lavoro. La risalita del lago è stata frenata anche grazie alla neve caduta in quota, che ha congelato sulle alture del Verbano altrettanti milioni di metri cubi d’acqua. I danni sono stati così contenuti, con l’allagamento di centinaia di scantinati rivieraschi e l’allagamento del lungo lago.
Più grave la situazione sulle alture orientali, appena sopra Laveno Mombello. Fra il Sasso del Ferro e il Monte Nudo sono andati distrutti oltre quattro ettari di vegetazione. Decine di alberi sono stati letteralmente sradicati, altri, invece, recisi a due metri dal suolo. Alcune case sono state parzialmente scoperchiate dal vento, diverse decine di pali e tralicci della corrente elettrica e del telefono sono caduti a terra, lasciando decine di abitazioni senza corrente, fino a lunedì quando è stata ripristinata con l’impiego di gruppi elettrogeni. La “colpa” è di una tromba d’aria partita dalla zona di Monteggia, sopra Laveno, che ha investito le frazioni montane di Casere (Laveno Mombello) e Vararo (Cittiglio), quest’ultima rimasta isolata fino a domenica. Ora, passata la bufera, è iniziata la conta dei danni, che si presentano piuttosto ingenti. Aperto il collegamento con Casere e Vararo attraverso il Passo di Cuvignone, forse nella giornata di sabato si riuscirà a riattivare la circolazione anche sulla provinciale che da Cittiglio sale alle due frazioni, rimaste isolate per due giorni. Sono cinque i franamenti che, oltre agli alberi e pali della luce caduti, ostacolano i lavori dei tecnici della Provincia e i volontari della protezione civile che instancabilmente dalla notte di venerdì sono impegnati nella zona, insieme anche ai vigili del fuoco e alle forze dell’ordine. Sono rimasti isolati, oltre a un albergo ristorante, anche un’azienda di allevamento caprino, circondata da decine di alberi abbattuti, in grave difficoltà con la mancanza di corrente, data la necessità di conservare nelle celle frigorifere latte e formaggi. I tre figli della coppia di allevatori, grazie all’intervento della protezione civile sono stati sistemati da parenti a valle.
Ora preoccupa anche la situazione creata dalla perdita di alberi, che potrebbe causare altre frane. Le previsioni meteo dei prossimi giorni, infatti, prevedono nuove piogge in arrivo per domenica. Ieri mattina la Provincia ha emanato il decreto ufficiale di chiusura della strada che sale da Cittiglio, peraltro già chiusa di fatto ai mezzi privati fin da domenica scorsa. Vararo e Casere, quindi, sono al momento raggiungibili solo da Arcumeggia e da Nasca.