Lievi cenni di risveglio, poi il buio del coma. La lotta di Nicolò all’ospedale di Varese

Tempi lunghi per il recupero, il 23enne rischia di riportare danni permanenti. Ogni giorno i nonni in visita: le condizioni sono stazionarie, i medici non si sbilanciano

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Alcuni piccoli segnali di miglioramento si sarebbero registrati, anche se è ancora presto per azzardare ogni previsione. Il 23enne Nicolò Maja ha mosso una mano, ha manifestato lievi cenni di un possibile risveglio, per poi risprofondare nel buio del coma farmacologico. Tutti i giorni i nonni materni e i parenti più vicini vanno a trovarlo all’ospedale di Circolo di Varese, dove è ricoverato dalla mattina di mercoledì 4 maggio, unico superstite della strage. "Le sue condizioni sono stazionarie – spiega l’avvocato Stefano Bettinelli – i medici mantengono il riserbo e non sono ancora in grado di darci una prospettiva definita. In ogni caso i tempi non saranno brevi". Nicolò Maja, a causa dei colpi alla testa inferti dal padre, rischia di riportare danni permanenti, nonostante l’intervento del personale sanitario che gli ha salvato la vita.

Per il giovane che sognava di diventare pilota d’aereo ci sarà anche da affrontare il trauma della perdita della madre Stefania Pivetta e della sorella 16enne Giulia, assassinate da suo padre. Quando si risveglierà potrà fornire anche chiarimenti sulla sera prima del massacro e sui giorni precedenti. Maja ha raccontato al gip Piera Bossi, nel corso dell’interrogatorio di garanzia, che la sera di martedì 3 maggio non aveva litigato o avuto particolari discussioni con i familiari. Quando moglie e figli sono andati a dormire lui ha trascorso ore a camminare per la casa, in preda ai suoi deliri. Poi attorno alle 4, ha afferrato martello e trapano e si è accanito su di loro, sorprendendoli nel sonno.

A.G.