Delitto Macchi: altri sei mesi per le indagini sul 'cold case'

Il gip ha disposto una proroga, dovuta ai "tempi lunghi" degli accertamenti sulla salma riesumata a marzo

Lidia Macchi

Lidia Macchi

Varese, 21 settembre 2016 - Gli inquirenti avranno altri sei mesi per portare avanti l'inchiesta sull'omicidio di Lidia Macchi, la studentessa massacrata con 29 coltellate nel gennaio 1987. Il gip di Varese Anna Giorgetti ha disposto una proroga semestrale delle indagini preliminari accogliendo la richiesta del sostituto pg di Milano Carmen Manfredda, che coordina l'inchiesta sfociata lo scorso gennaio nell'arresto di Stefano Binda, accusato di aver violentato e ucciso la giovane, motivata con i “tempi lunghi” per ultimare gli accertamenti in corso sulla salma della vittima, riesumata lo scorso 22 marzo. Deve ancora essere depositata, inoltre, la relazione dei consulenti della Procura generale che si stanno occupando delle analisi sui coltelli sequestrati nei mesi scorsi nel parco Mantegazza di Varese dove, secondo un'ipotesi investigativa, Binda potrebbe aver nascosto l'arma trent'anni fa, nei giorni successivi all'omicidio.

Nell'ambito delle indagini sono stati ascoltati diversi testimoni, tra cui amici di Lidia Macchi e Stefano Binda, persone che all'epoca erano legate dall'appartenenza all'ambiente di Comunione e Liberazione. Sono stati effettuati ulteriori esami anche sul componimento anonimo 'In morte di un'amica', inviato alla famiglia Macchi il giorno dei funerali, che secondo l'accusa sarebbe stato scritto da Binda. In particolare la scrittura è stata confrontata con quella di uno degli amici che trovarono il cadavere della ragazza nei boschi di Cittiglio, all'epoca tra le persone sospettate di aver scritto la lettera, ma la calligrafia non è risultata compatibile.