Lidia Macchi, parla il fratello: «Pronti a riesumare la salma»

I familiari non perdono la speranza di trovare l'assassino della ragazza di Varese uccisa nel gennaio 1987 di MICHELE MEZZANZANICA

Lidia Macchi aveva 21 anni quando fu uccisa

Lidia Macchi aveva 21 anni quando fu uccisa

Varese, 5 gennaio 2016 - Grande diginità nel dolore, residui di speranza nella disillusione generale. Alberto Macchi aveva appena un anno quando sua sorella venne uccisa. Praticamente non l’ha mai conosciuta, ma ne porta l’immagine nella mente e nel cuore.

«A distanza di trent’anni purtroppo non si possono avere molte pretese - dice Alberto - il tempo trascorso rende certi accertamenti molto difficili se non impossibili. Ne siamo consapevoli, illudersi sarebbe rischioso ma la speranza in senso stretto rimane, è il motivo per cui continuiamo a muoverci con avvocati e consulenti». E qualcosa, negli ultimi anni, effettivamente si è mosso. «Il percorso fatto è positivo - racconta il fratello di Lidia - nel bene e nel male ci si è accorti di alcune cose che erano state tralasciate. Certo il dispiacere per come sono andate le indagini in precedenza resta, perché il lavoro oggi è più complicato, siamo consapevoli che il passare del tempo rende tutto più complesso. Se avessimo avuto a disposizione i vetrini col Dna, non dico che avremmo trovato con certezza l’assassino, ma certamente avremmo avuto maggiori possibilità».

Adesso invece è tutto più difficile, anche se la famiglia Macchi è disposta a fare tutto il possibile per trovare l’assassino di Lidia. «Abbiamo dato la disponibilità a riesumare la salma, se dovesse servire alle indagini», dice Alberto. Una extrema ratio che, allo stato delle cose, potrebbe essere presa in considerazione. «Può sempre esserci l’imprevisto che risolve il caso - ragiona Alberto - ma è molto difficile e a meno che qualcuno non confessi, non so cos’altro si possa fare. Arrivati a questo punto della storia, se dovesse servire a qualcosa siamo d’accordo con la riesumazione della salma di Lidia. Magari sul suo corpo c’è ancora qualche traccia biologica dell’assassino».

Intanto, domenica 17 gennaio, alle 17, alla Fondazione Molina - dove è ricoverato il padre - si terrà una messa in suffragio di Lidia.