Varese, omicidio Lidia Macchi: Stefano Binda sarà processato

Lo ha stabilito il tribunale di Varese

Lidia Macchi

Lidia Macchi

Varese, 19 dicembre 2016 - Stefano Binda andrà a processo per l'omicidio di Lidia Macchi, la studentessa uccisa a Cittiglio nel 1987. Lo ha stabilito il tribunale di Varese. L'ex compagno di scuola della giovane, allora ventenne, era stato arrestato lo scorso gennaio e da allora si trova in carcere. La famiglia Macchi si è costituita parte civile nell'udienza preliminare davanti al Gup di Varese Anna Azzena a carico di Stefano Binda. Oggi, in aula erano presenti la mamma e la sorella della vittima, assistite dall'avvocato Daniele Pizzi. Presente in aula anche Stefano Binda. Dopo la costituzione della parte civile, si è tenuta la discussione di alcune eccezioni sollevate dalla difesa. 

LA MAMMA DI LIDIA - "Mi auguro solo che la verità venga a galla, sono distrutta...". Così Paola Bettoni, la madre di Lidia Macchi, ha accolto il rinvio a giudizio di Stefano Binda. "In aula Binda mi ha guardata, ma non ha parlato - ha detto la signora Bettoni -. Se è stato lui spero che prima o poi confessi. Chiedo solo che emerga la verità, ci spero fino all'ultimo".

L'ESAME CALLIGRAFICO DELLA DIFESA - Nel corso dell'udienza preliminare i difensori di Stefano Binda hanno depositato i risultati di un esame calligrafico secondo il quale la scrittura dell'imputato "non è compatibile" con quella della persona che quasi trent'anni fa scrisse il componimento anonimo 'In morte di un'amica', inviato alla famiglia Macchi il giorno dei funerali della ragazza. Dalla consulenza affidata alla grafologa Cinzia Altieri emergerebbero quindi risultati diversi rispetto agli esami disposti dal sostituto pg di Milano Carmen Manfredda nel corso delle indagini. Tra gli elementi principali a carico di Binda, infatti, c'è la compatibilità della sua scrittura con il componimento in versi che, secondo le accuse, sarebbe stato scritto dall'assassino. La consulenza è stata acquisita dal gup di Varese Anna Azzena, che si è riservata su una nuova richiesta di scarcerazione presentata dai difensori, gli avvocati Sergio Martelli e Patrizia Esposito. "Andremo davanti alla Corte d'Assise - ha spiegato Esposito - e speriamo che i giudici tengano conto degli esiti degli esami sulla calligrafia".