FEDERICA PACELLA
Cronaca

La strage degli ultimi. Ogni cinque giorni muore un senza dimora. E il freddo non c’entra

Nell’ultimo anno 67 vittime, una in più del 2022: malori, annegamenti violenze e incendi le cause più frequenti. Solo un caso di ipotermia. I piani invernali dei Comuni di assistenza stanno funzionando.

La strage degli ultimi. Ogni cinque giorni muore un senza dimora. E il freddo non c’entra

La strage degli ultimi. Ogni cinque giorni muore un senza dimora. E il freddo non c’entra

Non si ferma la strage degli invisibili: sulle strade lombarde nel 2023 sono decedute 67 persone senza dimora, una in più del 2022. I dati validati saranno diffusi nelle prossime settimane dalla fio.PSD, associazione che persegue finalità di solidarietà sociale nell’ambito della grave emarginazione adulta e delle persone senza dimora, con un’analisi più dettagliata del problema. Dalla mappatura che l’osservatorio aggiorna costantemente, tuttavia, emerge già qualche indicazione, ovvero che i senza dimora deceduti nell’anno appena concluso sono tanti quanti quelli delle 2022 in Lombardia, 67, uno ogni 5 giorni (nel 2022 erano stati 66). Tra le province, quella di Milano spicca con 28 morti, in leggero calo rispetto ai 33 dell’anno precedente, mentre si registra un incremento nel Bresciano, da 6 a 9. Raddoppiano anche i senza dimora morti a Bergamo e Lecco (da 2 a 4), così come crescono i numeri nel Pavese (da 5 a 7), nella provincia di Varese (da 4 a 5), in quella di Monza (da 3 a 4), nel Lodigiano (da 2 a 3).

Tra le persone decedute di cui si è potuto stabilire l’identità, la maggior parte (oltre 40) sono di origine straniera, segno che c’è un tema di maggiore vulnerabilità di chi arriva da altri Paesi. Malori, annegamenti, incendi, violenza sono tra le cause principali dei decessi, mentre nel 2023, in Lombardia, solo un decesso di senza dimora è riconducibile a ipotermia: ciò significa, come evidenzia da tempo la stessa fio.PSD, che i piani per l’emergenza freddo, con l’ampliamento dei posti letto nelle strutture di accoglienza notturna e il rafforzamento delle attività delle unità di strada, funzionano. Il tema, ora, è rafforzare la rete di protezione, garantendo a chi vive in condizione di vulnerabilità estrema l’accesso a una casa, alle cure e a percorsi di reinserimento sociale. Ma chi sono i senza dimora? Nell’immaginario collettivo è automatico pensare al barbone, al vagabondo e al clochard ma nella realtà dei fatti questa terminologia include al suo interno tipologie di situazioni e di svantaggio notevolmente vaste e diversificate. La fio.PSD considera la persona senza dimora come un soggetto in stato di povertà materiale e immateriale, portatore di un disagio complesso, dinamico e multiforme, che non si esaurisce alla sola sfera dei bisogni primari ma che investe l’intera sfera delle necessità e delle aspettative della persona, specie sotto il profilo relazionale, emotivo e affettivo. Anche il profondo disagio in cui vivono i senza dimora non va riferito solo alla mancanza di un’abitazione o all’assenza della realtà fisica e tangibile della ‘casa come tetto’ ma alla più profonda e più complessa mancanza di un ambiente di vita, di un luogo privilegiato di sviluppo delle relazioni affettive, di progetti, di interessi e di un luogo dove prendersi cura di sé.