
Tutto ebbe inizio sedici anni fa. La figlia di Maurizia Poloni la prima ad essere riconosciuta dal Comune di Busto Arsizio.
Busto Arsizio (Varese) – È il disegno di un bambino, Alessandro, oggi quattordicenne e raffigura la sua famiglia, ci sono due mamme, Marisa e Daniela, c’è la sorellina Elena, 10 anni e i due gatti. Una famiglia felice, una famiglia arcobaleno. La nonna, Maurizia Poloni, 70 anni, guarda commossa quel disegno, rappresenta la storia, bella, di sua figlia Daniela, 48 anni, che dal 27 giugno è diventata la prima mamma intenzionale ufficialmente riconosciuta dal Comune di Busto Arsizio.
Atto possibile dopo la sentenza del 22 maggio della Corte Costituzionale con la quale si stabilisce che i figli nati in Italia da coppie di donne che hanno fatto ricorso alla procreazione medicalmente assistita all’estero possono essere riconosciuti legalmente come figli di entrambe le madri fin dalla nascita, senza necessità di procedimenti giudiziari successivi. Daniela ha avuto una compagna, Marisa, madre biologica dei due figli, insieme le due donne hanno condiviso un lungo percorso, non sono mancate le difficoltà, ma hanno saputo trasmettere serenità ai loro bambini. E quella firma per Daniela è stato un passo atteso, finalmente arrivato. Presenti a quel momento ufficiale in comune Maurizia Poloni e il figlio Gabriele, fratello di Daniela.
"Ero emozionata come mia figlia – racconta – e felice per lei, riconosciuta mamma". Maurizia è sempre stata vicina a Daniela, sostenendone le scelte di vita, ma ricorda anche la preoccupazione vissuta quando le comunicò l’intenzione di avere dei figli con la compagna Marisa, ricorrendo all’estero alla procreazione medicalmente assistita. "Torniamo a 16 anni fa, avevo paura della sofferenza a cui potevano andare incontro Daniela e Marisa – continua – in quel periodo sono stati gli incontri con l’associazione delle Famiglie Arcobaleno, che svolge un’attività preziosa, ho conosciuto altre coppie omosessuali con figli e la loro serenità, ogni paura è svanita, non ho più avuto alcuna esitazione a sostenere la decisione di mia figlia e della sua compagna".
Un voluminoso faldone raccoglie ogni documento, ogni atto che racconta la storia di Daniela e Marisa e dei loro due figli, Alessandro ed Elena, fino alla firma dei giorni scorsi in Comune. Lo sfoglia, lo sguardo si ferma sulla documentazione per procreazione medicalmente assistita all’estero, la coppia si rivolse a una struttura sanitaria di Copenaghen, in Danimarca. L’autorizzazione all’inseminazione fu comunicata dopo una serie di approfondimenti da parte della clinica che confermavano la solidità della relazione tra le due donne e la serietà della decisione.
"Ricordo il giorno in cui arrivò la telefonata dall’ospedale – continua Maurizia – il test per l’inseminazione era risultato positivo e dunque Marisa, che sarebbe diventata la madre biologica, doveva raggiungere rapidamente Copenaghen". Ed è Maurizia che accompagna le future mamme all’aeroporto di Malpensa: "Avevamo tutte e tre il cuore in gola, non potevano perdere quel volo, la mattina dopo c’era l’appuntamento". Si emoziona a ricordare quei momenti, sorride: "Ho dato il mio contributo affinché non perdessero l’aereo e dunque a realizzare il loro desiderio di maternità". Alla notizia positiva che l’inseminazione era avvenuta dice Maurizia "mi sono sentita già nonna".
Prima è nato Alessandro, poi Elena, a Milano, due bambini cresciuti serenamente, anche a scuola mai problemi per la loro famiglia con due mamme. Maurizia è una nonna contenta (ha dal figlio altri due nipoti che vanno d’accordissimo con i cugini), oggi dice: "I miei timori quando Daniela mi comunicò l’intenzione di avere figli erano sbagliati, se l’avessi ostacolata l’avrei resa infelice e mi sarei privata delle tante gioie che mi danno i miei nipoti, quando li guardo sento di aver fatto la cosa giusta, e che tutto quello che ho condiviso con mia figlia fino ad oggi mi ha arricchita come donna e soprattutto come mamma". Nonna Maurizia sabato scorso con Daniela ha partecipato al Pride a Milano, iniziativa importante, dice "per abbattere i pregiudizi e le discriminazioni che ancora ci sono". Poi guarda il disegno di Alessandro e sorride, "la mia bella famiglia arcobaleno".