SILVIA VIGNATI
Cronaca

La città vista dai giovani. Castallanza un “non luogo“ dove domina l’incertezza

Una ricerca condotta su un campione di cento ragazzi ha esplorato pregi e difetti. La fotografia del territorio è quella di un centro poco attrattivo e coinvolgente. .

La città vista dai giovani. Castallanza un “non luogo“ dove domina l’incertezza

Una ricerca condotta su un campione di cento ragazzi ha esplorato pregi e difetti. La fotografia del territorio è quella di un centro poco attrattivo e coinvolgente. .

Giovani dai 18 ai 26 anni: come vivono il territorio, come lo frequentano e quali sono i loro desideri? Per scoprirlo, l’amministrazione comunale aveva incaricato il Centro Studi Riccardo Massa, associazione culturale che ha tra i suoi soci fondatori l’Università degli Studi e l’Università Bicocca di Milano. L’obiettivo è aprire un canale di comunicazione con questa fascia di popolazione, per favorire la partecipazione alla vita di comunità.

La ricerca si è conclusa ed è stata presentata in biblioteca. Hanno partecipato attivamente ai "focus group" 50 giovani, tra i 18 e i 26 anni (età media 19 anni), compilando i questionari di rilevazione. Il campione era così composto: 70% maschi e 30%femmine, 96% studenti e 4% lavoratori (tra gli studenti il 65% dichiara di svolgere anche un lavoro). Sono poi state realizzate 5 interviste con testimoni privilegiati: il comandante della Polizia locale, il gestore dell’Art Gallery Caffè, la dirigente scolastica dell’Isis Facchinetti, il presidente della coop sociale La banda e un consigliere comunale.

"I giovani soggetti della ricerca costruiscono un’immagine della città in cui vivono in cui sembrano esplicitare e esternalizzare questi vissuti di disorientamento, di mancanza di punti di riferimento, di fatica a immaginare uno sviluppo, un futuro positivo, un posto per sé - è la restituzione dello studio -. Il quadro della città che emerge assomiglia in modo impressionante alla classica descrizione di un "non luogo": spazio non identitario, non relazionale, senza storia, votato al consumo, alla circolazione, segnato dalla provvisorietà, dalla precarietà e dal transito, privo di condivisione e vuoto di appartenenze collettive, dominato da solitudine e individualismo, con confini e regole indefiniti. I desideri e le proposte appaiono dense di una implicita consapevolezza di questa qualità di vita; della necessità di adattarvisi senza la possibilità di contrastarla attivamente; di una forte richiesta di essere coinvolti, attratti, chiamati, ‘provocati’ dall’esterno; di trovare contesti che contengano, orientino, mettano in relazione; di un’attesa, non sempre così fiduciosa, che questo si realizzi". Emergono in controluce anche tre indicazioni per un possibile cambiamento nel rapporto con la città e con il sentirsi parte attiva. "La valorizzazione di energie e competenze presenti nella popolazione studentesca, sia negli istituti secondari di secondo grado che, soprattutto, in ambito universitario - si legge nel report -. La domanda di connettere le isole e le sotto-comunità (le scuole e il territorio, la Liuc e la città), provando ad infrangere le "bolle" attuali. L’attesa e forse l’aspettativa, con un tasso di fiducia relativo, di essere convocati per lasciare un segno, attraverso azioni concrete".