Irene Pivetti e il caso mascherine, 13 parti civili si costituiscono in Tribunale a Busto Arsizio

L’ex presidente della Camera è accusata di frode in forniture pubbliche, bancarotta, appropriazione indebita, riciclaggio e autoriciclaggio

Irene Pivetti

Irene Pivetti

Varese, 25 marzo 2024 – Sono 13 in tutto le parti civili che si sono costituite davanti al Gup del Tribunale di Busto Arsizio ( Varese), Anna Giorgetti, per il ‘caso mascherine’ che vede l'ex presidente della Camera Irene Pivetti accusata, a vario titolo, insieme alla figlia, il genero, l'imprenditore Luciano Mega e altri soggetti di frode in forniture pubbliche, bancarotta, appropriazione indebita, riciclaggio e autoriciclaggio nell'ambito di una compravendita dalla Cina di mascherine per un valore complessivo di 35 milioni di euro. Di tale quantitativo ne sarebbero state consegnate soltanto per un valore di 10 milioni ma di qualità scadente, praticamente inutilizzabili, con falso marchio Ce.

La parti civili: dallo Stato ella strutture ospedaliere

Tra le costituzioni ci sono quella dello Stato, del Ministero dell'Interno, dell'Agenzia delle Dogane, dell'Agenzia delle Entrate, oltre che delle principali strutture medico ospedaliere che hanno ricevuto le mascherine oggetto del contendere, ad esempio il Gruppo San Raffaele e il Gruppo Multimedica.

Nell'udienza di oggi il pubblico ministero Ciro Caramore, che ha coordinato l'indagine della Guardia di Finanza, ha notificato un ulteriore capo di imputazione per l'ennesima fornitura di mascherine giudicate non idonee a proteggere personale e pazienti in piena emergenza Covid, a un altro ente sanitario.

Il processo a Busto Arsizio o a Roma?

I legali degli indagati hanno quindi chiesto i termini a difesa: si torna in aula il 12 aprile. ll pubblico ministero di Busto Ciro Caramore aveva chiesto il rinvio a giudizio degli indagati lo scorso ottobre, dopo che la Procura aveva chiuso le indagini.  

La Procura di Busto aveva chiesto l’arresto di Irene Pivetti nel marzo scorso: il Giudice per le indagini preliminari di Busto aveva però rigettato la richiesta dichiarandosi incompetente. E destinando così il processo a Roma. Nelle seicento pagine di ordinanza il pubblico ministero di Busto, Ciro Caramore, ha tuttavia voluto ribadire come il processo, trattandosi di presunto reato commesso a Malpensa, sia invece da celebrare nella città varesina.