
Il 17 aprile 2015 moriva, a 69 anni, Delia Cajelli regista bustocca uscita dalla scuola di Strehler Il suo impegno: diffondere il teatro nelle scuole
Sono trascorsi dieci anni dalla scomparsa della regista bustocca Delia Cajelli, avvenuta il 17 aprile 2015, aveva 69 anni, al lavoro e piena di progetti fino agli ultimi giorni di vita. La sua attività teatrale era cominciata negli anni Settanta, dopo la laurea all’Università Cattolica e il corso per regia al Piccolo Teatro, con un maestro straordinario, Giorgio Strehler, la passione per il teatro un fuoco sacro. Nasce in città la prima compagnia, composta da giovani, gli Atecnici, vengono allestiti i primi spettacoli dei quali è anche autrice, l’impegno subito intrapreso è diffondere la cultura teatrale nelle scuole.
Il percorso professionale ha portato la regista anche fuori dai confini italiani, lei ricordava sempre con grande emozione l’inaugurazione della cattedrale di Lubecca ricostruita (l’edificio era stato distrutto dai bombardamenti durante la Seconda guerra mondiale) a cui era stata invitata per rappresentare una sua trasposizione teatrale della Divina Commedia di Dante. Un impegno su tutti è il teatro nelle scuole, un progetto innovativo avviato negli anni Settanta, all’inizio una sfida che sembrava impossibile invece il tempo ha dato ragione a Delia Cajelli. E nelle scuole per anni tra le tante opere "Se questo è un uomo", presentato in tutto il Nord Italia, esperienza che sempre la commuoveva nel ricordo di Primo Levi. Ma tante sono le iniziative culturali proposte in quella sala, il Teatro Sociale, che le è stato intitolato nel 2016, tra le più importanti i convegni dedicati a Luigi Pirandello. E non si può dimenticare la sua battaglia per salvare proprio il Sociale, storico e prestigioso edificio ottocentesco, da un destino che rischiava di trasformarlo in un supermercato o addirittura l’abbattimento.
La regista si battè con tutte le sue forze, arrivò al Sociale per sostenerla Dario Fo, che da poco aveva ricevuto il Premio Nobel. Il desiderio che non è riuscita a realizzare che la sala diventasse Teatro Comunale (se fosse stato acquistato dal Comune), proposta che potrebbe essere di nuovo rilanciata mentre il destino del Sociale, patrimonio culturale cittadino, è ancora messo in discussione.
Delia Cajelli è stata un esempio, oggi la ricorda Giovanna Bonvicini, operatrice culturale per decenni presso l’assessorato alla Cultura e grande amica della regista. "Delia è stata il teatro – dice l’amica – capace con la sua passione di trasmettere a tutti noi l’amore per i grandi autori, da Pirandello a Brecht, da Eduardo a Cechov, ci ha fatto anche riflettere sui temi contemporanei con le sue opere, sempre pioniera, sempre un passo avanti, nonostante le difficoltà che ha incontrato". Continua Bonvicini: "Dobbiamo profonda gratitudine a Delia che ha saputo dare dignità artistica alla nostra città, ha saputo far apprezzare la bellezza dei drammi e delle commedie, ha educato generazioni di giovani facendo conoscere il teatro e da insegnante ha formato numerosi attori, alcuni diventati famosi".
Oggi l’amica Bonvicini lancia una proposta, intitolare un premio per giovani attori emergenti a Delia Cajelli. Diceva la regista: "Non avrei potuto fare a meno della scuola per attori, fondamentale per trasmettere ai giovani l’amore per il teatro e per la sua nobile funzione". Resta un esempio. Ieri nel santuario di Santa Maria la messa in suo ricordo.
Rosella Formenti