Il messaggio: "Buon viaggio piccola Reby..."

"Buon viaggio piccola Reby...". Questo è il messaggio che si legge sulla porta d’ingresso dell’edicola di contrada Sant’Eusebio (ieri rimasta...

Il messaggio: "Buon viaggio  piccola Reby..."

Il messaggio: "Buon viaggio piccola Reby..."

"Buon viaggio piccola Reby...". Questo è il messaggio che si legge sulla porta d’ingresso dell’edicola di contrada Sant’Eusebio (ieri rimasta chiusa) gestita dalla madre della bambina di 9 anni, Rebecca, morta nel pomeriggio di mercoledì all’ospedale di Bergamo. Chi passa, si ferma, legge e si allontana, in silenzio. In paese nessuno ne vuole parlare. Perché non ci sono parole che possono spiegare una tragedia come questa. Una tragedia che ha colpito anche chi, oltre ai genitori Elena e Christian e ai parenti, ha condiviso i momenti gioiosi della breve vita di Rebecca, i suoi compagni di classe, dapprima all’asilo e poi a scuola. "La nostra comunità è stata doppiamente colpita. Ci uniamo al cordoglio di tutto il paese alla famiglia e ai parenti di Rebecca" dice Emanuele Marcora, il dirigente scolastico delle scuole di Arconate e Buscate. Rebecca frequentava la classe quarta alla scuola Maestri di Arconate. La sorella Matilde invece frequenta le scuole medie. "Abbiamo già attivato un gruppo di specialisti che dovrà supportare i compagni di classe di Rebecca, quelli della classe di Matilde e le insegnanti nel superare questi momenti di lutto e di dolore". La data dei funerali sarà fissata appena sarà eseguita l’autopsia all’ospedale di Bergamo dove la bambina era stata portata lunedì mattina dall’Elisoccorso, e dove per due giorni i sanitari hanno tentato di rianimarla. Matilde, che qualche settimana prima era stata operata di adenoidi, si è sentita male lunedì mentre si stava vestendo per andare a scuola. Probabilmente stroncata da un infarto improvviso. In parrocchia mercoledì sera si sono radunati in tanti per la recita del Rosario, guidato dal parroco don Alessandro Lucini. Già a mezzogiorno era stato recitato un rosario per la piccola, nella speranza di una guarigione, una speranza resa vana, poche ore dopo, dalla notizia della morte prematura. G.Ch.