Caso Giuseppe Uva, la Corte europea dei diritti dell’uomo accoglie parzialmente il ricorso dei familiari. La sorella: “Voglio la verità”

Due le motivazioni che verranno analizzate: il trattamento disumano e le indagini per accertare i fatti. “Accordo per un risarcimento entro il 28 giugno”

Giuseppe Uva, morto nel giugno 2008

Giuseppe Uva, morto nel giugno 2008

Varese, 9 aprile 2024 – Novità sul caso di Giuseppe Uva, il 43enne varesino il cui decesso, avvenuto nel 2008, fu al centro di una vicenda giudiziaria che vide imputati e poi assolti in tutti e tre i gradi di giudizio due carabinieri e sei poliziotti (le accuse erano di omicidio preterintenzionale, abbandono di incapace, arresto illegale e abuso di autorità). La Corte europea dei diritti dell'uomo ha in parte accolto il ricorso presentato dai legali dei familiari, gli avvocati Stefano Marcolini, Fabio Matera e Fabio Ambrosetti, che si basava su quattro cardini.

I cardini del ricorso

Quattro i cardini su cui si reggeva il ricorso presentato alla Cedu dai legali di Lucia Uva, sorella di Giuseppe: il 43enne sarebbe stato sottoposto a maltrattamenti inumani e degradanti in violazione dell’articolo 3 della Convenzione Europea per i Diritti dell’Uomo, lo Stato italiano non si sarebbe adoperato abbastanza per accertare i fatti, il legislatore italiano ha introdotto il reato di tortura soltanto nel 2017, nel processo di secondo grado ci si è limitati ai verbali del primo grado senza che i testimoni venissero ascoltati in violazione – dicono i legali – di una precisa disposizione della stessa Cedu.

Le motivazioni accolte

Due le motivazioni accolte che hanno portato la Corte Europea per i Diritti dell’Uomo ad assegnare il fascicolo ad una sezione interna: “la violazione dell’articolo 3 della Convenzione Europea per i Diritti dell’Uomo in primo luogo – spiegano gli avvocati Ambrosetti e Marcolini – Lo Stato italiano dovrà spiegare il perché dell’arresto di Giuseppe Uva, il perché sia stato prelevato, il perché sia stato portato in caserma e poi cosa sia successo. Lo Stato dovrà inoltre rendere conto della presunta mancanza di un’indagine seria, adeguata, effettiva e in tempi ragionevoli sull’accaduto”.

Un accordo risarcitorio

Entro il 28 giugno, secondo quanto indicato dalla Corte Europea, le parti, ovvero i familiari di Uva e lo stato italiano, dovranno trovare un accordo risarcitorio. In caso contrario la Cedu andrà avanti con l'istruttoria per verificare le contestazioni mosse. 

La sorella di Uva: “Voglio la verità”

“La battaglia che ho condotto in questi anni è per arrivare alla verità sulla morte di Giuseppe. Questa non è una questione di risarcimento, il mio unico vero risarcimento sarà quello di vedere finalmente lo Stato italiano rispondere a domande sulla morte di mio fratello”, ha detto Lucia Uva, che da sempre sostiene che il fratello morì a causa delle percosse ricevute da carabinieri e poliziotti, commentando l'accoglimento da parte della Cedu del ricorso presentato dai suoi legali.