
Il corteo dei frontalieri
Lavena Ponte Tresa (Varese), 3 aprile 2016 - La carica dei 500. Tanti i lavoratori che si sono riuniti ieri a Lavena Ponte Tresa in occasione del Frontierday, la mobilitazione organizzata per dire no all’accordo sulla doppia imposizione siglato da Roma e Berna. Sono arrivati dal Varesotto e dal Comasco, i territori che forniscono la quasi totalità della manodopera straniera impiegata in Canton Ticino, all’indomani dell’incontro di Malnate con Vieri Ceriani, il capo della delegazione italiana impegnata nelle trattative sulla ridefinizione dell’intesa risalente al 1974.
La manifestazione si è sviluppata in due momenti: dapprima, un corteo partito dalla palestra comunale e conclusosi - dopo il passaggio simbolico in prossimità della dogana - nella piazza principale del paese; poi, un’assemblea pubblica che grazie alla clemenza del tempo ha potuto svolgersi nello stesso punto d’arrivo della sfilata e non - come da programma - nella sala polifunzionale posta nei pressi del centro commerciale Bennet. Sul palco, oltre all’intero Consiglio direttivo della neonata Associazione Frontalieri Ticino e al sindaco di Lavena Ponte Tresa, Pietro Roncoroni, c’erano anche il senatore Stefano Candiani, l’assessore regionale Francesca Brianza, la presidente della Comunità montana del Piambello, Maria Sole De Medio, e il primo cittadino Andrea Pellicini.
"Vogliamo sapere perché - s’interroga Eros Sebastiani, presidente dell’organizzazione che riunisce i lavoratori italiani di stanza in Canton Ticino - non è mai stato realizzato uno studio sulla ricaduta economica di questo nuovo accordo. E come mai alle istituzioni locali non è stato permesso di sedersi al tavolo delle trattative? Recentemente ho incontrato i vertici della Camera di commercio ticinese, i quali mi hanno espresso tutte le loro perplessità sulla nuova intesa: non mi sembra un parere di poco conto, così come non ha scarsa rilevanza il fatto che altri territori italiani con le stesse nostre problematiche ricevano trattamenti ben diversi rispetto a quanto accade qui. Siamo davvero delusi".
A margine della due giorni di dibattiti e incontri legati al tema dei frontalieri è emersa anche un’evidente spaccatura fra le sigle sindacali e il gruppo di lavoratori autoconvocatisi ieri a Ponte Tresa: se i primi, infatti, chiedono sostanzialmente un miglioramento di alcuni punti dell’accordo, gli altri lo ritengono svantaggioso sotto tutti gli aspetti. L’impressione è che la battaglia non sia ancora finita.
di PAOLO CANDELORO