Sue opere sono presenti nel Duomo e nel cimitero Monumentale di Milano, oltre che in altri luoghi pubblici della metropoli, ma anche a San Pietroburgo e Dusseldorf. È a sua firma, poi, il monumento al Guerriero di Legnano, simbolo della città principale dell’Alto Milanese. Ed è – era – sua la Domina, l’opera che accoglieva gli ospiti di Villa Alceo, distrutta dall'influencer tedesco Janis Danner a dai suoi amici nel corso di un soggiorno nel Varesotto.

Orgoglio di Viggiù
Parliamo di Enrico Butti, scultore nato e morto a Viggiù, attivo a cavallo del diciannovesimo e del ventesimo secolo. Nato nell’aprile 1847 nel paese al confine con la Svizzera in una famiglia di marmorimi, nel 1861 è a Milano per frequentare l’accademia delle Belle Arti a Brera. Per sbarcare il lunario riproduce in marmo opere di altri scultori.
Debutta nel 1872, mentre nel 1874 realizza Eleonora d’Este che si reca a trovare il Tasso in carcere, oggi a San Pietroburgo. Successivamente il suo stile si fa più sobrio. Sono di questo periodo L’angelo dell’evocazione per la tomba Cavi-Bussi al Cimitero Monumentale di Milano, il Guerriero del monumento di Legnano e Il minatore, che gli valse il Grand Prix e la medaglia d’argento all’Esposizione universale di Parigi del 1889.
Le opere celebrative
Si specializza in monumenti celebrativi, come quello al Generale Sirtori collocato negli attuali giardini Montanelli, e funerari (La morente del 1891 per l’Edicola Casati). Per vent’anni, fra il 1893 e il 1913, è docente di scultura a Brera. Fra le commissioni più importanti di questo periodo I minatori del Sempione e la statua dell’Unità d’Italia per il Vittoriano a Roma (1909).
Nel 1913 lascia Milano e torna a Viggiù, alle prese con problemi polmonari. Fra le opere di questo periodo il monumento a Giuseppe Verdi in piazza Buonarroti a Milano (1913) e quelli per i caduti a Viggiù (1919), Gallarate (1924) e Varese (1925). Dal 1928 si dedica anche alla pittura. Muroe il 31 gennaio 1932 nella sua villa di Viggiù.