LORENZO CRESPI
Cronaca

Varese e Molise, caccia ai segreti del Covid

Asst 7 Laghi, Università dell’Insubria e Irccs Neuromed di Pozzilli mettono a confronto la diffusione del virus per conoscerlo meglio

Marco Ferrario, direttore della struttura complessa di Medicina del lavoro

Varese, 17 luglio 2020 - Parte da Varese uno studio sulla diffusione del Covid-19 e sul suo impatto sulla popolazione e gli operatori sanitari. L’iniziativa viene sviluppata non a caso in questa fase, ovvero dopo il periodo della primissima emergenza e in attesa che si renda disponibile un vaccino efficace. L’obiettivo è quello di disegnare un percorso chiaro per i prossimi mesi e anni: solo un’attenta conoscenza del fenomeno potrà indicare quali scelte di intervento e prevenzione operare nell’immediato futuro. Il progetto, intitolato “Impatto dell’infezione da Sars-CoV-2 in popolazioni con alto o basso rischio di infezione”, vede protagoniste l’Università dell’Insubria e l’Asst Sette Laghi ed è finanziato congiuntamente da Regione Lombardia, Fondazione Cariplo e Fondazione Umberto Veronesi.

A fianco dei due enti varesini ci sarà l’Irccs Neuromed, istituto neurologico di Pozzilli, in provincia di Isernia. Lo studio analizzerà così due territori che hanno subìto un impatto molto diverso nel corso della pandemia. Da un lato appunto la provincia di Varese, con i dati raccolti da Asst Sette Laghi, che ha visto una maggiore circolazione del virus. Dall’altro il Molise, monitorato da Neuromed. Un’indagine sierologica sarà condotta su un campione di cittadini di entrambe le aree geografiche, per fotografare l’effettiva diffusione del coronavirus, le diverse manifestazioni della malattia e l’eventuale presenza di fattori di rischio o protezione che potrebbero aver influito sulla maggiore o minore gravità clinica. 

«Abbiamo ancora molto da imparare su questo virus – dice Licia Iacoviello, professore ordinario di sanità pubblica all’Università dell’Insubria – a cominciare dall’effettiva circolazione nella popolazione. Un’indagine impossibile nella fase di emergenza, ma che ora possiamo condurre con precisione". Si cercherà poi di capire le ragioni per cui l’infezione ha avuto un impatto così diverso in differenti aree del Paese, e anche il perché delle manifestazioni cliniche estremamente varie tra i contagiati, dagli asintomatici a chi ha perso la vita. Infine il personale sanitario. "Un gruppo ad alto rischio – continua Iacoviello – del quale non solo vogliamo conoscere il livello di esposizione all’infezione, ma anche l’impatto che questa epidemia ha avuto in termini di stress subito, e delle relative conseguenze a lungo termine". Saranno invitate a partecipare alla ricerca tremila persone appartenenti ai due territori interessati. Attraverso un prelievo di sangue si potrà testare rapidamente la presenza di anticorpi contro il Sars-CoV-2, sia IgM (segno di un’infezione recente) che IgG (che compaiono invece più tardi).

Una parte dei campioni sarà conservata in biobanche, con l’obiettivo di poterli utilizzare per ulteriori analisi future. Sarà inoltre sviluppata un’applicazione per smartphone, tramite la quale i partecipanti compileranno questionari relativi alle proprie abitudini di vita e stato di salute. Le indagini statistiche che seguiranno potrebbero determinare la suscettibilità alla patologia e gli eventuali fattori di rischio. Per Marco Ferrario, direttore della struttura complessa di Medicina del lavoro, preventiva e tossicologia dell’Asst Sette Laghi, sarà molto importante l’analisi sul personale sanitario. "Non solo medici e infermieri sono soggetti particolarmente a rischio di contrarre l’infezione – commenta – ma rappresentano forse la categoria maggiormente colpita in termini di stress e di impatto emotivo. Eppure saranno i pilastri che sorreggeranno il sistema nel caso di una seconda ondata". Il progetto prevede quindi test su tutto il personale sanitario dell’Asst Sette Laghi e dell’Irccs Neuromed.