LORENZO CRESPI
Cronaca

Coronavirus, il tampone ultrarapido passa l’esame: il test è ok

Successo della sperimentazione condotta dall'Insubria in collaborazione con l’Asst dei Sette Laghi. Un’azienda emiliana fornirà i prototipi

Lorenzo Azzi, ricercatore di Odontoiatria all’università dell’Insubria

Varese, 7 maggio 2020 -  Il test rapido salivare per il coronavirus sviluppato dall’università dell’Insubria funziona. La sperimentazione, condotta presso il laboratorio di Microbiologia dell’ospedale di Circolo di Varese, diretto da Fausto Sessa, è terminata con successo. In poco più di due settimane, dal 16 aprile al 4 maggio, sono stati esaminati i campioni di saliva di 137 soggetti sottoposti al tampone, risultati sia affetti da Covid-19, sia sani. Ogni campione è stato valutato con due test: quello molecolare e quello sperimentale. È stato così possibile verificare la buona resa della nuova metodologia, che è in grado di rilevare in un lasso di tempo molto breve la presenza del coronavirus. Il principio di funzionamento è simile a quello del test di gravidanza: su una piccola striscia di carta assorbente viene applicata qualche goccia di saliva diluita con una soluzione apposita.

Bastano pochi minuti , da tre a sei, per ottenere il risultato. Se si forma una banda il soggetto è negativo, se si formano due bande invece è positivo. Lo strumento è stato ideato da Lorenzo Azzi, ricercatore di Odontoiatria, e Mauro Fasano, professore di Biochimica. I reagenti e il kit sono stati realizzati nei laboratori dell’ateneo a Busto Arsizio, con il coordinamento della ricercatrice Tiziana Alberio. "Il test rapido è semplice e sicuro da usare – spiega Azzi – e consente di fare uno screening immediato di primo livello della popolazione. Lo scopo è di identificare i soggetti positivi, soprattutto gli asintomatici portatori del virus, da inviare successivamente a eseguire i test diagnostici di riferimento che, basandosi su metodiche molecolari, necessitano del laboratorio con tempi più lunghi di elaborazione". Il test è il risultato di un lavoro di squadra di università e Asst, in cui hanno avuto ruoli incisivi il rettore Angelo Tagliabue, e l’infettivologo Paolo Grossi.

Potrà avere un’importanza strategica nella fase 2 dell’emergenza, per la riapertura in sicurezza delle attività sociali e produttive. "Dai dati che abbiamo raccolto – sottolinea il professor Fasano – la sensibilità del test è risultata alta, con margini di miglioramento già previsti per la prototipizzazione industriale. Questo passaggio dallo studio alla realizzazione di un progetto a favore della comunità dà grande valore all’attività di ricerca scientifica". Ora si aprirà una nuova fase, quella della produzione. L’ateneo ha stilato un accordo con la NatrixLab di Reggio Emilia, che è già all’opera per fornire a breve alcuni prototipi con assemblaggi leggermente diversi tra loro, che saranno validati in tempi rapidi. Si potrà poi passare alla realizzazione dei test su larga scala, con costi contenuti.

«Vogliamo contribuire in modo significativo al ritorno alla normalità della nostra vita quotidiana – commenta l’amministratore di NatrixLab Mario Brevini – ma soprattutto a liberare energie che oggi stiamo spendendo per gestire l’emergenza e indirizzarle per il rilancio del paese". Per poter approdare sul mercato il test necessiterà infine di un ultimo passaggio: la certificazione. "Il nostro test salivare – puntualizza Fasano – è così semplice da poter realmente essere utilizzato da chiunque, ma la certificazione per uso autonomo richiede tempi molto lunghi, mentre sono necessari solo 15 giorni per ottenere quella sotto controllo medico". Nella fase iniziale quindi, come avviene per il test sierologico, potrà essere gestito solo da una figura sanitaria, che potrà collaborare ad esempio con le forze dell’ordine per i controlli, oppure con un’azienda che desideri sottoporre a esame i propri dipendenti. "Speriamo – conclude Fasano – che possa essere messo a disposizione anche dei medici di base".