Cocaina destinata a mezza Lombardia: 6 arresti

La centrale dello spaccio era in un ristorante del centro di San Giorgio. Dopo anni di indagini i carabinieri sequestrano 16 chili di roba

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LEGNANO

di Christian Sormani

Sequestrati 16 chilogrammi di cocaina, un orologio Rolex, un’auto di lusso ed oltre 150mila euro depositati su diversi conti correnti. Questo il “bottino“ dei carabinieri di Legnano che hanno scritto la parola fine ad un traffico di cocaina che vedeva come base centrale di regia, un ristorante del centro di San Giorgio su Legnano, gestito dalla sorella di uno degli arrestati. Gli uomini finiti in manette sono sei: tre albanesi, dei quali due già detenuti per reati analoghi, e tre italiani, tutti pregiudicati. La banda era molto attiva sulle piazze di spaccio delle province di Milano, Monza e Varese.

L’ordinanza del Gip del tribunale di Busto Arsizio ha condotto all’operazione dei carabinieri di Legnano nelle prime ore di martedì 2 marzo. Sono tutti soggetti di un’articolata rete di spaccio nel Legnanese, ormai da anni. Due italiani e un albanese, erano già stati arrestati in flagranza di reato in passato per i medesimi reati di oggi. In ogni caso l’esecuzione materiale è avvenuta dopo anni di intercettazioni telefoniche e video, molti dei quali girati nella centralissima via Roma, dove c’è il ristorante.

I carabinieri hanno iniziato le indagini a settembre 2020 nell’ambito di un monitoraggio del fenomeno dello spaccio in zona, fino a risalire ai locali dove la coca veniva stoccata: ristorante, vari appartamenti e alcuni box. La base operativa del gruppo era proprio il centralissimo ristorante sangiorgese dove per mesi e mesi avvenivano le riunioni per definire le strategie e le modalità con cui veniva gestito il giro di spaccio. Il ristorante, gestito dalla sorella albanese di uno degli indagati fungeva da base logistica per il gruppo di spacciatori che proprio in questo esercizio commerciale decidevano come e quanta droga acquistare e smistare in zona, fra le province di Monza, Varese e Milano.

Incontri quotidiani da parte di un malavitoso albanese al quale arrivavano grandi quantitativi di droga che venivano poi stoccati agli altri componenti della banda. Si tratta di grandi quantità di droga che venivano controllate da un legnanese che faceva da custode ad uno degli appartamenti dove veniva nascosta la coca. I proventi dello smercio venivano poi investiti in una società fittizia. Una vera e propria azienda della droga: dal capitale iniziale per acquistarla, al taglio e alle suddivisione della coca, fino alla gestione della capillare rete di distribuzione. Il tutto faceva arrivare ingenti capitali ed ulteriori guadagni personali. Una rete capillare sul territorio, organizzata dalla banda stessa, portava poi allo spaccio al dettaglio tramite pusher organizzati che riuscivano a coprire un vasto territorio fino ad arrivare ad oltre 4mila cessioni. Il tutto avveniva “a domicilio“ nell’hinterland legnanese verso assuntori fidelizzati che facevano continuare la rete, casa per casa.

Le indagini si sono così chiuse dopo qualche anno, ai primi di marzo, portando poi a grossi sequestri e alla parola fine allo smercio di coca sul territorio. Adesso si spera nella giustizia ordinaria per evitare che il super lavoro dei militari venga in qualche modo premiato con condanne pesanti.