Cittiglio, omicidio a Genova con una freccia. L’arciere va ai domiciliari

L’artigiano è accusato di aver ucciso un operaio peruviano. L’accusa ipotizza per lui le aggravanti dell’odio razziale e dei futili motivi

I funerali di Javier Miranda Romero, colpito a morte la notte tra l’1 e il 2 novembre

I funerali di Javier Miranda Romero, colpito a morte la notte tra l’1 e il 2 novembre

Cittiglio (Varese), 4 marzo 2023 -  Arresti domiciliari per Evaristo Scalco, 63 anni, artigiano di Cittiglio, accusato di aver ucciso con una freccia, la notte tra l’1 e il 2 novembre scorso, nel centro storico di Genova, Javier Miranda Romero, operaio peruviano di 41 anni, che per strada stava festeggiando con un amico la nascita del secondogenito.

Scalco, che era in carcere a Genova, è stato scarcerato e trasferito ai domiciliari nella sua abitazione a Cittiglio, sottoposto alla misura con il braccialetto elettronico. Ha chiesto scusa con una lettera e ha versato 10mila euro alla compagna e al figlio neonato di Javier Miranda Romero. Per il gip di Genova, Scalco ha ammesso quanto fatto anche se l’uomo ha sempre detto di "non avere avuto intenzione di uccidere l’operaio, ma di volerlo solo minacciare".

Il pubblico ministero Arianna Ciavattini aveva invece espresso parere negativo.

Secondo quanto emerso dalle indagini condotte dai carabinieri, Scalco, che era da qualche tempo a Genova per lavoro - si occupa di manutenzione di barche - aveva una passione per gli archi, che costruiva, e andava ad allenarsi nei boschi del Varesotto, cacciando i cinghiali e usando frecce letali uguali a quella che ha scelto, fra diverse decine, per colpire a morte Romero.

Quella sera, la vittima era in strada con un amico a festeggiare la nascita del secondo figlio e parlava ad alta voce. Ad un certo punto Scalco, infastidito, si era affacciato e aveva urlato insulti razzisti. Romero aveva risposto, allora l’artigiano aveva afferrato l’arco e scoccato la freccia, ferendolo.

L’operaio era stato portato d’urgenza, in condizioni disperate, all’ospedale San Martino, dove era stato operato, ma alcune ore dopo sopraggiungeva il decesso.

Scalco deve rispondere dell’accusa di omicidio volontario aggravato dall’odio razziale e da futili motivi, ma l’artigiano, durante gli interrogatori, ha sempre negato di essere razzista.

Ha scritto una lettera alla moglie dell’operaio, nella quale ha ammesso la responsabilità del proprio gesto e ha mostrato pentimento dicendosi sinceramente dispiaciuto. Ora è ai domiciliari a Cittiglio.