Castelveccana, dal proiettile di gomma al testimone sparito: i punti oscuri del delitto

Rachid Nachat ucciso da un colpo di fucile sparato alla schiena a distanza ravvicinata. Indagato un carabiniere. Il fratello Mourad: "Non era un pusher, non parlava nemmeno italiano"

La zona vicino ai boschi dove sono stati ritrovati due bossoli

La zona vicino ai boschi dove sono stati ritrovati due bossoli

Casteveccana (Varese), 16 febbraio 2023 - C’è un morto con un polmone trapassato da un proiettile che non è stato esploso da un’arma d’ordinanza: un proiettile di gomma. C’è un carabiniere che la Procura di Varese ha iscritto nel registro degli indagati per omicidio volontario. Oscilla fra questi due poli la difficile ricerca della verità su quanto accaduto la sera del 10 febbraio nei boschi di Castelveccana, da tempo presidio e dominio dei pusher della droga. Rachid Nachat, 34 anni, origini marocchine, è morto mentre i carabinieri della compagnia di Luino erano impegnati in un servizio anti spaccio. Una telefonata anonima al 112 e una torcia lasciata accesa hanno permesso di ritrovare il corpo, in fondo al canalone di roccia scavato dal torrente Froda, poco sotto l’abitato di Sant’Antonio. Nachat è stato colpito alla schiena da un proiettile di gomma sparato da un fucile, che ha perforato un polmone. L’autopsia, che si è protratta per l’intero pomeriggio di martedì, parla di "una palla di gomma", penetrata "dal lato posteriore destro, a tre centimetri dalla linea mediana", "compatibile con l’utilizzo di un fucile da caccia, che ha causato lacerazioni polmonari e choc emorragico secondario".

Quindi un proiettile di gomma, che non è letale se viene esploso a distanza ma che lo diventa se invece la distanza è ravvicinata: quello che ha ucciso Nachat ha superato sia la difesa rappresentata dai pesanti indumenti indossati dalla vittima sia i tessuti corporei. Secondo la ricostruzione del militare indagato, avrebbe fatto fuoco sentendosi minacciato da persone armate. Qui si alza una nuvola densa di domande. Sulla strada vicina sono stati trovati due bossoli di arma corta, non compatibili con l’arma da cui è partito il colpo che è costato la vita al marocchino. Secondo una ricostruzione il carabiniere indagato (si tratterebbe di un sottufficiale di esperienza) e due colleghi, vestiti da cacciatori, portavano dei fucili, probabilmente armi a canna liscia caricate a pallettoni. Quindi proiettili non compatibili con le cartucce rimaste sulla strada, ma piuttosto proiettili simili a quelli utilizzati per la caccia. Niente a che vedere né con i proiettili in metallo della pistola calibro 9 lungo in dotazione alle forze dell’ordine né con i "pallettoni", sempre in metallo, di un’arma lunga.

C’è un uomo, un testimone diretto, una sorta di fantasma che finora ha aleggiato sulla tragedia di Castelveccana senza materializzarsi. È l’amico che nella serata di venerdì accompagnava il nordafricano nei boschi della Froda, pare con l’intento di procurarsi della marijuana. Per tre mesi aveva ospitato il marocchino, da poco in Italia da clandestino. È stato forse questo, la molla della paura, che lo ha spinto ad eclissarsi. È il testimone degli spari. È l’uomo che nella serata di venerdì ha telefonato da un numero anonimo al 112 per chiedere soccorso, ha avvertito Mourad, il fratello di Rachid, che vive nel Pavese, ha lasciato una torcia accesa a pochi metri da dove si trovava il corpo dell’amico.

Mourad Rachid vive a Mortara, dove è impiegato in una cooperativa di traslochi. Lui e il fratello provengono dalla zona di Béni Mellal, terra di migrazioni dal Marocco per l’Italia. Ricorda Nachat e ridimensiona la possibile testimonianza della persona in sua compagnia: "Mio fratello era arrivato in Italia tre mesi fa. Abitava a Varese, dove lavorava come muratore. Non era uno spacciatore, nemmeno parlava italiano. È vero che l’amico che era con lui è sparito. Non ha visto la scena perché stava scappando". Nell’inchiesta condotta dal pm Giulia Floris si attende l’esito degli accertamenti balistici. L’avvocato Debora Piazza, che assiste i familiari di Nachat Rachid, ha affidato la consulenza al perito balistico milanese Luca Soldati.