Omicidio Carmela Fabozzi a Malnate: caccia agli errori del killer

Carabinieri nell’appartamento della pensionata massacrata una settimana fa: raccolte tracce e materiale biologico. Sparito nel nulla il 60enne che la cercava

I carabinieri sul luogo del delitto e Carmela Fabozzi

I carabinieri sul luogo del delitto e Carmela Fabozzi

Malnate (Varese) - Un nuovo sopralluogo dei Carabinieri nella corte di Malnate per cercare tracce che possano portare al 60enne che, venerdì scorso, cercava Carmela Fabozzi, la 73enne ritrovata poi morta in serata. I militari del Nucleo investigativo del comando provinciale di Varese sono tornati ieri mattina nella casa di via Sanvito, dove, oltre a raccogliere materiale biologico e impronte digitali nel trilocale in cui viveva la donna, avrebbero cercato ulteriori indizi per cercare di risalire all’identità del misterioso 60enne. Secondo le prime testimonianze dei vicini, nel giorno del delitto, avrebbe bussato ai dirimpettai di Fabozzi chiedendo se la donna fosse in casa.

Dell’uomo , descritto come una persona dall’apparenza normale, non si è più saputo nulla. Era un amico di Fabozzi? E perché non si fa vivo? Il timore di essere coinvolto nell’omicidio potrebbe essere la ragione della sua scelta di non palesarsi, ma la sua testimonianza potrebbe essere importante per risolvere il giallo della corte di Malnate. Ad una settimana dall’omicidio, sono quindi ancora poche le certezze. L’autopsia ha permesso di stabilire che la donna è stata colpita con un oggetto contundente alla testa, nella mattinata di venerdì. A ritrovare il corpo era stato, attorno alle 19, il figlio, che da un mese era tornato a vivere con la madre dopo la separazione dalla moglie.

Dopo il tragico rinvenimento, l’uomo si è trasferito dalla nuova compagna in Svizzera: secondo il suo avvocato, sarebbe sotto choc. Ma c’è ancora da capire qual è l’arma del delitto, che non è stata trovata nella casa, e che fine abbia fatto il cellulare di Fabozzi, che sarebbe utile a ricostruire i contatti e i movimenti della vittima. Quanto alla dinamica dell’omicidio, sulla porta di casa non sono stati trovati segni di effrazione. Di certo, chi l’ha uccisa non ha rubato nulla: quanto meno, in casa non c’erano segnali che qualcuno avesse rovistato tra cassetti e armadi. Le indagini, condotte dal Pm Anna Zini, sono a tutto campo: al vaglio degli inquirenti ci sono le immagini delle videocamere di sorveglianza della zona, le tracce biologiche inviate ai RIS, ma anche i tabulati telefonici, utili a verificare il racconto del figlio.