
La rabbia del padre: “Picchiato da delle bestie, ognuno voleva il suo pezzo di carne...”
BUSTO ARSIZIO – È stato dimesso dall’ospedale il quindicenne, vittima nel tardo pomeriggio di domenica di un violento pestaggio in centro città, dopo essere stato accerchiato da un gruppo di minorenni. Identificato dalla Polizia locale l’aggressore, un coetaneo, al vaglio la posizione di un altro minorenne, marcoledì i genitori hanno formalizzato la denuncia. II sindaco Emanuele Antonelli ha incontrato il quindicenne. “È spaventato – dice – non può dimenticare in pochi giorni quei momenti terribili che mi ha raccontato, ho cercato di rassicurarlo, deve ritrovare la fiducia, gli ho detto di credere in noi, nell’amministrazione, non deve avere paura, se si trovasse in difficoltà, o minacciato di chiamarci, noi ci siamo. Adesso deve ritrovare la serenità, in famiglia, a scuola, con gli amici”.
Il grave episodio è un’occasione per riflettere sul ruolo della famiglia nel percorso di crescita dei ragazzi per prevenire situazioni di disagio che poi possono sfociare nella violenza anche tra giovanissimi. “ Di fronte ai comportamenti violenti i genitori devono intervenire – aggiunge il sindaco – devono essere in grado di farne comprendere al figlio la gravità, i genitori sono i primi educatori, se non sono in grado di farlo sono pronto ad intervenire io, la violenza va fermata, il primo fondamentale passo è in famiglia”. La città, ribadisce Antonelli, non è una realtà in cui si verificano con frequenza scontri tra bande di giovani ma quanto accaduto al quindicenne, anche se isolato, richiede attenzione.
Sull’episodio interviene anche l’assessore alla Sicurezza Matteo Sabba, “C’è un problema sociale, il momento è difficile – dice –, ma la nostra città non sta vivendo un’emergenza, non è violenta, sono casi sporadici che non devono però succedere. Purtroppo viviamo in una società in cui non c’è una pena certa, chi sbaglia, chi commette un reato deve essere punito invece succede che il giorno dopo sia di nuovo in giro”. Sabba richiama l’attenzione anche sul ruolo dei social: “pensiamo ai modelli sbagliati che vengono proposti ai giovani con musica e video, non possiamo far finta che non li possano influenzare”. E succede che l’aggressione violenta al coetaneo diventa un video subito da condividere.