Busto Arsizio, inaugurato il parco intitolato a Emanuela Loi: la poliziotta della scorta di Borsellino morì a 24 anni

Presente anche il sindaco Emanuele Antonelli che ha letto commosso la lettera della nipote della donna vittima della strage di via d’Amelio: “Manteniamo viva la memoria”

L'inaugurazione del parco intitolato a Emanuela Loi

L'inaugurazione del parco intitolato a Emanuela Loi

Busto Arsizio, 19 marzo 2024 – Inaugurato stamattina il nuovo parco nel rione San Giuseppe intitolato a Emanuela Loi, la giovane poliziotta, componente della scorta di Paolo Borsellino, morta nella strage di via d’Amelio.

Presenti alla cerimonia gli alunni delle scuole Crespi e Prandina che hanno dedicato alla giovane agente alcune letture. Durante la cerimonia il sindaco Emanuele Antonelli ha letto commosso la lettera inviata all’amministrazione comunale dalla nipote della poliziotta che porta il nome della zia, Emanuela Loi.

“Non avendo avuto la possibilità di essere presente di persona ci tengo a far sentire la mia vicinanza con questa lettera – ha scritto la nipote – Esprimo profondo ringraziamento all’amministrazione comunale di Busto Arsizio, al sindaco e a tutti quanti si sono impegnati nel promuovere questo evento sulla legalità e l’intitolazione del Parco Emanuela Loi".

Il sogno di Emanuela

“Per noi familiari è sempre motivo di orgoglio tenere viva la memoria – ha continuato la nipote – e ci riempie di gioia il fatto che anche qui si è voluto ricordare Emanuela. Emanuela era una ragazza semplice e solare, una ragazza normale che voleva vivere la sua vita da poco più di ventenne. Il suo sogno è sempre stato fare la maestra perché amava tanto i bambini, ma le circostanze della vita, tra cui l’influenza della sorella Claudia, la portarono a iscriversi al concorso per diventare agente di Polizia, quasi per gioco e per fare compagnia appunto alla sorella”.

Il concorso e il corso di formazione a Palermo

Emanuela poi superò brillantemente tutte le prove concorsuali e nel 1989 partì per Trieste per svolgere il corso di formazione: la sua prima destinazione di assegnazione fu Palermo, una città diversa rispetto a Cagliari, dove viveva. Per questo i primi momenti furono difficili. Ma lei si dedicò con impegno e dedizione al suo servizio e nel giro di pochi mesi si ambientò e si affezionò al suo lavoro e sperava tanto di fare carriera in polizia.

Fu impiegata in tante mansioni finché poi entrò, a far parte dell’Ufficio scorte. Il destino volle che quella domenica pomeriggio del 19 luglio 1992 insieme al giudice Paolo Borsellino ci fosse pure lei. Morirono insieme al giudice anche i suoi colleghi Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina e Vincenzo Li Muli. Emanuela aveva solo 24 anni.

Desiderio di giustizia, legalità e memoria

“Questa tragedia ha tracciato su noi familiari dei solchi profondi di sofferenza, ma sinceramente vi dico che non conserviamo dei sentimenti di odio verso gli assassini, bensì un desiderio di giustizia, legalità e di memoria" ha continuato la nipote.

“Infatti memoria significa mantenere viva una persona che non c’è più, per non dimenticare e soprattutto per soffermarsi e per riflettere sulla penetrazione delle mafie nella nostra società e fare in modo che questo non accada più. È questa l’eredità che ci ha lasciato Emanuela” ha concluso la nipote che porta il suo nome.