ROSELLA FORMENTI
Cronaca

Pasqualina, 86 anni, la nonna in prima fila per salvare il bosco di Curtatone: “Se mi tolgono l’orto mi strappano il cuore”

Gallarate, ogni giorno arriva in bicicletta per difendere l’area verde minacciata dall’intervento delle motoseghe: “Occuparmi di questo pezzo di terra mi ha aiutata a sopportare il dolore della perdita di mio marito e di un figlio”

La signora Pasqualina Calcagno e i volontari in presidio

A lato, Pasqualina Calcagno Sopra, i volontari in presidio

Gallarate (Varese) – Come ogni giorno, ormai da settimane, in via Curtatone arriva in bicicletta Pasqualina Calcagno, 86 anni, tre figli, 7 nipoti, è la “nonna” degli ambientalisti mobilitati a difesa del bosco minacciato dall’intervento delle motoseghe per fare piazza pulita degli alberi sull’area per far posto a un nuovo polo scolastico. La più anziana al presidio, determinata come tutti gli altri a portare avanti la battaglia che per lei vuol dire salvare il bosco e insieme l’orto, per lei un vero tesoro. Anche ieri presente. Seduta all’ombra di un’enorme conifera, “siamo coetanee”, fa notare sorridendo, racconta la sua storia.

Sono arrivata a Gallarate con mio marito Luigi nel 1963 – comincia il racconto – ci eravamo appena sposati, a Maddaloni, lui era carabiniere, e siamo venuti al nord, dove già vivevano dei nostri parenti. Luigi, lasciata l’Arma, si è impiegato in un’azienda gallaratese e pure io ho trovato lavoro in una fabbrica tessile. Tanto lavoro e sacrifici, nel 1964 abbiamo realizzato il sogno di avere una casa tutta nostra”.

La vita trascorre ma non risparmia grandi dolori a Pasqualina, prima la perdita del marito, poi di un figlio, ferite profonde che non si rimarginano. “Ogni giorno andavo al cimitero – continua – piangevo mio marito e mio figlio, il dolore era troppo grande, ma è al cimitero che ho incontrato un signore ed è grazie a questa persona che ho trovato l’ancora di salvezza, il pezzetto di terra che 15 anni fa ho cominciato a coltivare, seguendo il suo consiglio. Occuparmi dell’orto mi ha aiutata a sopportare il dolore, andavo al cimitero e poi mi dovevo occupare dell’orto”. Quel pezzo di terra incolto, all’interno del bosco di via Curtatone, è diventato importante per Pasqualina.

“Ho vangato per giorni interi – prosegue – per preparare quel terreno abbandonato alla semina delle verdure, sentivo che lavorare la terra, nonostante la fatica, mi faceva bene, allontanava per un po’ i pensieri e i ricordi dolorosi dei miei cari scomparsi. È stato così per anni, l’orto è la mia vita, se me lo tolgono che cosa faccio? Se me lo portano via mi strappano il cuore”.

Cammina lungo il sentiero, tra il bosco e l’autostrada, che corre parallela,Pasqualina raggiunge il “suo” orto, “è il mio tesoro”, dice. Davanti alla recinzione gli occhi si fanno lucidi, lo sguardo è come un abbraccio mentre indica le verdure cresciute grazie al suo lavoro, “le zucche sono una meraviglia – sottolinea –, non possono tagliare il bosco, abbattere gli alberi, con gli alberi se ne andrà via anche questo pezzetto di terra, per questo io ogni giorno sono qui, in via Curtatone, a sostenere i volontari del Comitato e i giovani che sono sugli alberi. Stanno facendo sacrifici per una protesta giusta. E io voglio ancora combattere per salvare il bosco”. Anche ieri Pasqualina, la “nonna” degli ambientalisti era in via Curtatone, seduta all’ombra della vecchia conifera, sua coetanea, come le piace pensare. Due “grandi vecchi”, l’albero e l’anziana, la conifera da tutelare e Pasqualina al presidio per salvare il bosco. E il suo “tesoro”, l’orto.