A Varese un mese fa la rocambolesca fuga di Nardello e Ragona

Nardello e Ragona erano in carcere da un anno, arrestati nel marzo 2021. A giugno dello scorso anno la condanna in primo grado. Nel corso dell’udienza di convalida del 18 febbraio hanno raccontato di aver messo in atto l’evasione per poter rivedere i familiari poiché a causa dell’emergenza Covid le visite avevano subito pesanti restrizioni. L’evasione rocambolesca aveva riacceso il dibattito – e, va da sé, le polemiche – sui tanti problemi del carcere varesino. Nel 2001 un decreto ministeriale aveva dichiarato il Miogni ufficialmente dismesso, non conforme ai moderni criteri di edilizia penitenziaria, inoltre si riteneva non conveniente la ristrutturazione sotto il profilo economico. La chiusura definitiva non è mai arrivata, per oltre un decennio si è parlato di trasferimento e di nuova sede, con varie ipotesi sul tavolo, ma tutto è rimasto nel cassetto. Oggi le celle sono 47. I detenuti sono 91 ma la capienza è per 53, evidente il sovraffollamento. Carenze strutturali ma anche gravi lacune ci sono nel sistema di videosorveglianza, che - rilevano i sindacati di Polizia penitenziaria - "non è dotato di un impianto di allarme che segnali persone in movimento, inoltre non è mai arrivato l’impianto antiscavalcamento richiesto nel 2013, dopo l’evasione dei tre romeni".