
Luka Modric mostra la nuova maglia. Circa duemila tifosi sono accorsi in via Dante
La naturalezza del grande campione. "Ciao, grazie", la semplicità nei suoi occhi come in quelli della famiglia, la moglie Vanja e ai figli Ema, Ivano e Sofia, in prima fila a Casa Milan di fianco al ds Igli Tare. Semplicità sostanziale, al tempo stesso apparente per chi poi, al dunque, ha preso il concetto di (quasi) impossibile, lo ha portato in campo e lo ha reso possibile. Tradotto, Luka Modric. Sulle spalle, numeri da capogiro: in 13 anni di Real Madrid, 28 titoli e un Pallone d’oro. Di fronte, un Milan che con lui deve tornare a essere il Milan: "Non bisogna accontentarsi di una stagione mediocre, di qualificarsi alla Champions. Questo club è tra i migliori al mondo, basti pensare alle 7 Champions in bacheca. E deve tornare ai livelli più alti: sono qui per questo, per vincere".
Il 39enne che ha firmato un contratto annuale (con opzione sul rinnovo) a 3,5 milioni a stagione, non dribbla come in campo: "So che le aspettative sono altissime, sono pronto". Il Milan, fuor di retorica, nel suo destino. Dai tempi di quella foto, da ragazzino, in tuta rossonera. Dai tempi in cui ammirava "il club più forte al mondo" o il suo idolo Zvonmir Boban: "Ho parlato con lui, anche se non di recente. Ho parlato con Ibrahimovic: è l’ultimo 40enne a essere arrivato qui e ad aver vinto lo scudetto? Lo so e chissà...".
Altre dritte gli sono state date da Carlo Ancelotti, non un Carneade qualsiasi: "Mi ha detto cose meravigliose di tutto, qui". Altri ricordi, ben diversi, per Massimiliano Allegri: "Sì, l’ho battuto quando allenava la Juventus in finale di Champions League, con il Real. Non farò riferimenti a quella partita. Lui è un numero uno, un vincente". Tant’è. Tanto che anche la sua cavalla, Media, si è da poco imposta all’ippodromo Caprilli di Livorno. Coppa ritirata dal padre di Max, Agostino. Altre coppe vuole incamerate il Milan "con umiltà, lavorando duro: è questa la chiave per svoltare", riprende Modric. Facile a dirsi, ma lui impersonifica il concetto: nell’ultima stagione con il Real Madrid ha totalizzato 63 partite tra Liga, Champions, Mondiale per club e coppe varie, con 4 gol e 9 assist. In Champions, peraltro, ha incrociato anche il Milan: "Se gioca come ha giocato al Bernabeu l’anno scorso (vittoria rossonera per 3-1, ndr)... Ma bisogna capire perché non è riuscito a giocare sempre così. Il livello comunque è molto alto e bisogna mantenerlo così. Ho visto le amichevoli con Arsenal e Liverpool: qui ci sono giocatori top".
Il primo contatto con il mondo rossonero è stato la scintilla: "Tare è venuto in Croazia per parlare con me ed è stato molto importante, un momento fondamentale nel quale è scattato qualcosa. Mi ha spiegato ogni cosa. Poi ho parlato con la mia famiglia e le persone a me vicine, ma sapevo già che avrei scelto il Milan". Questa mattina i primi test, insieme a Santiago Gimenez. Poi il primo allenamento con la squadra. Ieri, dopo la presentazione, il bagno di folla allo store rossonero di via Dante, preso festosamente d’assalto dai tifosi. "Non sanno quanto sono fortunati ad averlo con loro", era stato il messaggio del compagno di nazionale Ivan Rakititc. "Sono io a essere fortunato: faccio parte di un club enorme come il Milan. E non è scontato". Di più: "Non mi vedo come qualcuno di speciale, sono un ragazzo normale a cui piace giocare a pallone". E si torna al principio. Alla straordinaria ordinarietà. Alla naturalezza del campione. Grande. E chiamato a far tornare grande il Milan.
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