Ultima settimana di calciomercato. Gli affari del pallone tornano a San Siro

Nuovo trasloco in periferia per le contrattazioni, dopo la parentesi amarcord dello scorso anno. Tante le location storiche, dall’Excelsior Hotel Gallia a Cernobbio e al Forte Crest di San Donato

L'inaugurazione del calciomercato a fine giugno a Rimini

L'inaugurazione del calciomercato a fine giugno a Rimini

Milano – Ci siamo, si alza il sipario sull’ultima attesa settimana del calciomercato e da mercoledì comincia la tradizionale “fase finale“ della sessione estiva. Come avviene ormai da settant’anni, Milano diventa la capitale del pallone mentre torna a rianimarsi dopo la quiete ferragostana. E sarà ancora lo Sheraton Hotel San Siro, a tre minuti d’auto dalla Scala del calcio, la “location“ dove verrà allestita la grande fiera dei sogni, delle illusioni e delle... delusioni di club e tifosi.

Vero, il Belpaese è in crisi e ci sono pochi soldi, ma gli affari del calcio (magari con scambi, prestiti, svincolati e “pagherò”) sono un rito sacro. E anche se tanto è stato fatto e altro avverrà lontano dalle sedi istituzionali (l’operazione Lukaku), il fascino e l’attesa per il grande evento (che alcuni paragonano in maniera azzardata alla settimana della moda) resta immacolato.

Si torna dunque in periferia, dopo la parentesi “amarcord“ dell’agosto 2022 all’Hotel Gallia, pochi passi dalla stazione Centrale. Per addetti ai lavori, e non solo, quello di dodici mesi fa era stato un tuffo nel passato, perché dopo più di 52 anni di calciomercato itinerante, il prestigioso hotel meneghino aveva riaperto le porte a presidenti, procuratori e telecamere tornando a essere per 72 ore il quartier generale degli affari del pallone. Riportando alla mente i fasti dello storico Excelsior Hotel Gallia, che dal 1952 al 1970 era stato l’albergo per eccellenza in cui si vendevano e compravano i calciatori (con i presidenti delle società e le valigette piene di lire in cartamoneta).

Persino il compianto Alberto Sordi lo aveva citato nei suoi film, perché l’appuntamento col “calciomercato“, felicissima intuizione del giovane principe Raimondo Lanza di Trabia, patron del Palermo, era speciale, come testimoniano le tante trattative che il numero uno dei rosanero, abituale frequentatore del Gallia fra relazioni amorose e professionali, “conduceva“ dalla vasca da bagno riempita con latte che ammorbidiva la pelle, fumando una sigaretta e mettendo in soggezione ospiti con calici di champagne. Fra gli aneddoti, ricordiamo quello del 1969: i supporter chiassosi costrinsero il direttore dell’hotel ad annullare l’evento per eccessivi rumori .

Altri tempi . Adesso tifosi e curiosi restano a distanza. Di sedi istituzionali, dagli anni “Cinquanta“ a oggi, ce ne sono state tante. Come dimenticare il lussuosissimo scenario di Cernobbio sul lago di Como; oppure l’epopea vissuta nell’hinterland, quando era San Donato Milanese il quartier generale degli affari. Accadde per otto stagioni, la tecnologia aveva fatto dimenticare epoche precedenti: al Forte Crest si registrò nel 1995 il passaggio di Baggio dalla Juventus al Milan di Berlusconi per 18 miliardi di lire. Poi si scelse il Forum di Assago. Era sicuramente un altro calcio. C’era più semplicità, bastava sfogliare un giornale sportivo con “acquisti”, “cessioni” e “trattative” per essere felici. Senza internet, telefonini e pay-tv.

Quanto sembrano lontani quei tempi in cui, tra le nuvole di fumo del sigaro e un limoncello si chiudevano le trattative. A volte lontano dai riflettori, altre volte davanti alle telecamere accese. Resta il fatto che Milano è sempre stata la capitale prescelta degli affari del pallone. Non uno, ma tre, cinque e anche dieci hotel cittadini nell’ormai noto “quadrilatero del mercato“. Dalle prestigiose suites di Piazza della Repubblica a Palazzo Parigi, il cinque stelle nell’altro quadrilatero, quello della moda. E poi le stagioni degli Atahotel, prima nella lontanissima via Lampedusa e infine di fronte alla stazione Garibaldi, in zona Gae Aulenti. Da mercoledì appuntamento a due passi da San Siro: per sognare il grande colpo che mai arriverà.