La proposta che tutela i giovani portieri: un casco per la sicurezza

Si pensa alla prevenzione, dopo il grave infortunio nel weekend a Casalmaiocco, quando l’estremo difensore ospite del Villa fu colpito da una ginocchiata

Un casco per la sicurezza dei portieri, arriva la proposta

Un casco per la sicurezza dei portieri, arriva la proposta

Milano – Avere in tutti weekend un’ambulanza presente sui campi è un’utopia, trovare un numero importante di medici disponibili a prestare servizio il sabato o la domenica (magari per 8-10 ore) a bordo campo è ancora più complicato, per via dei costi. Come tutelare allora i calciatori dilettanti, soprattutto ragazzi e adolescenti che partecipano ai campionati del Settore Giovanile Scolastico della Figc? Un tema sempre d’attualità e che si ripresenta in maniera seria di fronte a drammatici eventi, come quello accaduto lo scorso weekend a Casalmaiocco durante una gara del campionato regionale allievi under 16.

Normalissima partita di fine stagione sospesa a metà del secondo tempo quando il portiere ospite (del GS Villa) è stato fortuitamente colpito da una ginocchiata alla testa di un giocatore lodigiano su un’uscita bassa: momenti di terrore in campo, con i dirigenti delle due squadre impegnati a rianimare il ragazzo che aveva perso conoscenza prima dell’arrivo dei soccorsi. E siccome l’ambulanza è giunta in ritardo, vista la gravità della situazione è stato richiesto l’intervento dell’elicottero che ha trasportato il giocatore al San Matteo di Pavia dove è stato operato per frattura multipla alla tempia.

Per fortuna le condizioni del ragazzo sono in miglioramento e lo stesso non è in pericolo di vita. Ma lo spavento resta. Con la consapevolezza di dover intervenire al più presto per provare a prevenire certi infortuni. E difatti nei giorni scorsi i dirigenti nazionali e locali della Figc ed alcuni medici sportivi ne hanno parlato, anche se in riunioni “non ufficiali“. Con una proposta che arriva da più parti: introdurre l’uso del “casco“ per i portieri dei campionati giovanili, i giocatori evidentemente più a rischio infortunio.

E’ evidente, tra gomitate, ginocchiate e colpi alla testa vari ricevuti anche in maniera involontaria e purtroppo favoriti a volte dall’eccessivo agonismo, il calcio cerca maggior sicurezza. In Olanda, giusto per fare un esempio, il gioco aereo è proibito ai bambini. In Danimarca è obbligatoria la protezione. E anche in Italia il colpo di testa non rientra fra le priorità degli allenamenti soprattutto nella pre-agonistica. I più esposti alle situazioni di pericolo sono certamente i portieri: fra gli adulti ci sono esempi importanti, perché sulle uscite basse (come è successo domenica a Casalmaiocco) non ci si può proteggere il capo.

Non di rado si assiste a impatti molto violenti contro avversari o anche i compagni di squadra: uno dei campioni più noti a pagarne le conseguenze è stato Petr Cech, che nel 2006 rischiò di morire per una frattura cranica dopo uno scontro con Hunt del Reading: motivo per cui è stato costretto a giocare gli ultimi anni della sua carriera con un casco da rugby in testa. E se per i grandi è stato più facile intervenire, la stessa rapidità ci vorrebbe nel calcio dei ragazzi. Il primo a lanciare l’allarme, negli anni scorsi, fu l’attuale responsabile dello staff medico dell’Inter, il dottor Piero Volpi, sostenendo che quando si parla di colpi di testa (o alla testa) ci vuole sempre il massimo della precauzione.

"Giusto approfondire un un percorso scientifico, e non è sbagliato, come hanno fatto in Danimarca o nel Nord America, mettere per i bambini che giocano a pallone l’obbligo del caschetto protettivo", il pensiero del dottor Volpi, che pochi anni fa ha scritto un libro molto importante sui traumi legati allo sport. "Con l’Associazione Calciatori molto tempo fa avevamo iniziato a lavorare per ricostruire una profilassi preventiva contro i traumi a carico della testa, quindi della scatola cranica. I rischi maggiori si presentano quando, per esempio, una punizione colpisce il volto o la fronte di un ragazzo in barriera, non preparato a contrastare il pallone. Oppure nei contrasti aerei, che sono decisamente aumentati o ancora nei contatti dopo uscite basse".

Le statistiche non confortano: alcuni scienziati canadesi, qualche anno fa, stabilirono che circa il 70% dei giocatori di football americano e il 60% dei giocatori di soccer subisce in media un trauma cranico a stagione. Ma solo il 20% di costoro se ne rende conto. Perciò anche in Italia si riparla di prevenzione e sicurezza,, soprattutto in relazione al calcio dei piccoli. "Il caschetto può essere l’idea giusta - ammette Volpi -, soprattutto per le categorie dagli under 12 in giù. Ma potrà essere necessario apportare qualche miglioria visto che la maggior parte di questi riduce il campo visivo e nel calcio questo non va bene, anzi diventa un altro fattore di rischio, soprattutto per i bambini". Forse ci vorrà un po’ di tempo, ma la strada intrapresa sembra essere quella giusta.