
Niccolò, 11 anni, vittima di mobbing sportivo nel calcio giovanile. La denuncia della madre Stefania.
Stefania è la mamma di Niccolò, un ragazzino milanese di 11 anni che si è appassionato al calcio da poco. "Avrei voluto indirizzarlo su altre discipline, sempre di squadra, ma ha scelto lui alla fine della scorsa estate. Per noi l’importante è che fosse felice". Almeno all’inizio nessun problema, anche se alcuni dei suoi compagni giocavano insieme già da 3-4 anni. "Niccolò non era un fenomeno con i piedi, spesso restava in panchina più di altri. Però si divertiva perché comunque partecipava alle partitelle di allenamento e nelle gare ufficiali dei tornei provinciali faceva il tifo per gli amici. Ad un certo punto tutto è cambiato. E lo sa quando? A metà stagione, quando anche la seconda rata d’iscrizione è stata pagata". Mamma Stefania si ferma e riavvolge il nastro: "Le squadre erano puntualmente divise, sempre alla stessa maniera. Da una parte i più forti, dall’altra i meno dotati. E siccome il gruppo era molto numeroso, quelli ancora più scarsi erano totalmente abbandonati. Come fossero un peso. Insomma, di fronte ai soldi tutti uguali, una volta incassate le quote venivano fuori le differenze. Io lo chiamo addirittura “mobbing“, una vergogna. Aggiungo il comportamento di altri adulti: istruttori che pensavano di allenare in serie A e genitori che credevano di avere in casa il futuro pallone d’oro. Per fortuna la stagione è finita, dobbiamo solo dimenticare" G.M.
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