"Quella carezza della sera" dei New Trolls di Vittorio De Scalzi. Significato del testo

Il pezzo, composto nel 1978, è stato il successo principale del gruppo

La notizia della morte di Vittorio De Scalzi, il 72enne fondatore dei New Trolls, storico gruppo del pop e del progressive rock tricolore, ha riportato alla mente degli appassionati di musica tutti i loro più grandi successi. Fra questi, probabilmente, il più popolare è "Quella carezza della sera", una hit che in pochi, giovani o vecchi, non si saranno ritrovati a canticchiare almeno una volta nella loro vita. 

Quando è stata scritta

"Quella carezza della sera" è inserita in un singolo risalente al 1978. Sull'altro lato c'è "Aldebaran", brano che dà il titolo all'album uscito sempre nello stesso anno. Quel disco segnò il ritorno al successo dei New Trolls, che nell'occasione aggiunsero elementi pop e disco al loro tradizionale tappeto sonoro progressive rock. Il 45 giri raggiunse la sesta posizione nella hit parade. 

Chi l'ha composto 

Il brano è stato composto dai due componenti la sezione ritmica dei New Trolls: il batterista (e cantante) Gianni Belleno e il bassista Giorgio D'Adamo. Fu scritta in una pausa di un tour della band, nella stanza d'albergo che i due condividevano. Presentata qualche giorno dopo in sala prove al resto dei membri del gruppo, sulle prime venne accolta con una certa freddezza. Gli altri New Trolls la giudicavano un passo troppo in là rispetto alle sonorità tradizionali della band. In particolare era sembrata un po' troppo commerciale. Fortunatamente i dubbi vennero presto dissipati: da allora "Quella carezza della sera" divenne un punto fermo del repertorio del gruppo e uno dei pezzi più richiesti nei loro concerti.

L'ispirazione

La melodia di “Quella carezza della sera” è in parte ispirata al brano “If you leave me now” uscito nel 1976 e firmato dai Chicago, fra gli esponenti di spicco della scena AOR rock negli Stati Uniti.

Il significato del testo

Vittorio De Scalzi
Vittorio De Scalzi

La melodia è angelica, il tema del testo è intimo e delicato. Si parla della mancanza della figura paterna: per la sua morte oppure per il suo addio al tetto familiare in seguito a una separazione o un divorzio. Il punto di vista è quello di un bambino che evoca il ricordo tenero della carezza fattagli d'abitudine dal padre prima di prendere sonno. Un'interpretazione avvalora la tesi che si parli di una separazione: il bassista Giorgio D'Adamo avrebbe rivelato di essersi ispirato al divorzio dei genitori di una sua cara amica che, dopo anni, avrebbe ancora sentito il dolore dell'addio del padre. La voglia di avventura, invece, sarebbe un riferimento all'infanzia, periodo in cui la fantasia non ha limiti e ogni giorno può risevare una scoperta. 

Il testo

Quando tornava mio padre sentivo le voci Dimenticavo i miei giochi e correvo lì Mi nascondevo nell'ombra del grande giardino E lo sfidavo a cercarmi, io sono qui Poi mi mettevano a letto finita la cena Lei mi spegneva la luce ed andava via Io rimanevo da solo ed avevo paura Ma non chiedevo a nessuno, rimani un po' Non so più il sapore che ha Quella speranza che sentivo nascere in me Non so più se mi manca di più Quella carezza della sera o quella voglia di avventura Voglia di andare via di là Quelle giornate d'autunno sembravano eterne (Io chiedevo a mia madre dov'eri tu) Quando chiedevo a mia madre dov'eri tu (Che cos'era quell'ombra negli occhi suoi) Io non capivo cos'era quell'ombra negli occhi (Rimanevo a pensare che mi manchi) E rimanevo a pensare, mi manchi tu Non so più il sapore che ha Quella speranza che sentivo nascere in me Non so più se mi manca di più Quella carezza della sera o quella voglia di avventura Voglia di andare via Non so più il sapore che ha Quella speranza che sentivo nascere in me Non so più se mi manca di più Quella carezza della sera o quella voglia di avventura Voglia di andare via di là