Ghali si racconta: il nuovo album, il Covid, la paura delle file e la voglia di Sanremo

Il rapper ha parlato degli ultimi 2 anni in occasione dell'uscita del suo nuovo lavoro "Sensazione ultra"

Ghali

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A che ora è la fine del mondo? Due anni fa c’era un clima strano al party organizzato da Ghali per il lancio di “DNA”, mentre Milano e l’Italia scoprivano cos’era il Covid. Una clima opposto a quello di ieri sera per l’arrivo sul mercato del successore di quell’album archiviato troppo in fretta, “Sensazione ultra”. "Abbiamo fatto festa e il giorno dopo i telegiornali hanno dato la notizia della zona rossa, che bloccava ogni possibilità di portare quel disco alla gente con dei concerti", racconta il rapper milanese di origini tunisine, all’anagrafe Ghali Amdouni, 29 anni domani. "Appena capito che i tempi per il ritorno alla normalità si sarebbero allungati molto mi sono chiuso in studio al lavoro su nuovi brani. In questi due anni sono successe un sacco di cose: sono rimasto tanto da solo, sono stato al fianco di due ragazzi che stiamo seguendo con la mia label, Digital Astro e Axel, che abbiamo coinvolto nel disco.

Ho viaggiato, sono andato in Tunisia a lavorare al video di “Wallah“ (uscito lo scorso ottobre, ndr ) e ho iniziato a fare ricerca di suoni diversi che volevo portare nel disco. Lì ho incontrato Rat Chopper, un producer tunisino molto bravo, e abbiamo lavorato bene. Ne è uscito il primo pezzo del disco, “Bayna“, e sicuramente la collaborazione continuerà pure in futuro". È stato Rat Chopper a presentargli Med Guesmi, un ragazzo che arriva dal sud della Tunisia, dotato di scrittura e voce incredibili. "Li ho convolti proprio su “Bayna“, sono venuti in Italia, ma il ragazzo è sparito. Non sappiamo dove sia finito, sembra consegni pizze in qualche angolo d’Europa. Aveva un’occasione per cambiare la sua vita, ma ha fatto una scelta diversa. Evidentemente la situazione in Tunisia è così grave che fuggi anche quando hai un’opportunità".

In “Free Solo” c’è Marracash, che cita la figura "poco edificante" rimediata da Salvini in Polonia", in “Pare” ci sono Madame e Massimo Pericolo (non accreditato). “Welo” parla di pregiudizi razziali: "Ho provato a raccontare la sensazione che provo alle dogane degli aeroporti, la paura della fila come il Billy Hayes interpretato Brad Davis di “Fuga di mezzanotte“, anche se addosso non ho droga. Mi fermano spesso in dogana, ti mettono in un stanza, fanno domande assurde. Io ho paura alle dogane, alle file, so che mi fermeranno, mi porto dietro dati sensibili senza altro addosso". Sanremo? "Non lo escludo, mi piacerebbe andarci con un brano in parte in arabo".