Da Antonioni alla commedia all'italiana: la carriera inimitabile di Monica Vitti

Musa dell'incomunicabilità e Ragazza con la pistola: fu l'unica donna a entrare nel club dei "colonnelli" del nostro cinema

Musa del cinema d'autore o mattatrice della commedia? Icona romana o star internazionale? Monica Vitti, morta nella Città eterna a 90 anni, è stata tutto questo e probabilmente molto di più. 

Di sicuro la "vocazione" arrivò prestissimo, come raccontava lei stessa,  durante la guerre, giocando ai burattini con i fratelli per non pensare al dramma che l'Italia viveva intorno a loro. Nel 1953 si diplomò all'Accademia nazionale d'arte drammatica, diretta dal maestro Silvio D'Amico, e i primi passi sul palcoscenico: Molière, Shakespeare ma anche accanto a Sergio Tofano, commedie sul personaggio di Bonaventura, prime prove di versatilità. 

Monica Vitti in Deserto Rosso (Ansa)
Monica Vitti in Deserto Rosso (Ansa)

Cambiato il nome, da Maria Luisa Ceciarelli al più "spendibile" Monica Vitti, arrivarono anche i primi ruoli al cinema, piccoli film che le permisero però di farsi notare. Ad esempio da Michelangelo Antonioni. Il regista ferrarese, al quale sarà a lungo legata anche da una relazione sentimentale, prima le fece doppiare (cosa che Monica fece anche per diversi film di Pasolini) Dorian Gray in Il Grido (1957) poi la scelse come protagonista della sua tetralogia sull'incomunicabilità:  L'avventura (1960), La notte (1961), L'eclisse (1962) e Deserto rosso (1964). Diologhi criptici, personaggi nevrotici, borghesia già oltre l'orlo della crisi di nervi: uno stile nuovo e dirompente rispetto al cinema della commedia all'italiana che aveva conquistato il mondo ma anche rispetto alle oniriche incursioni di Fellini o al rigore filologico di Visconti. Nei Festival erano fischi e premi, l'ingresso nei libri di Storia del cinema assicurato all'istante.

Poi un radicale cambio di pelle e di passo, grazie a un altro maestro, proprio della Commedia all'italiana, Mario Monicelli:  La ragazza con la pistola (1968) che oltre a risollevarla dal flop internazionale dello spy movie rosa Modesty Blaise la impose come emblema di comicità al femminile. Un successo cui seguirono tantissime commedie per tutti gli anni 70 e 80, spesso al fianco di un'altra icona della romanità, Alberto Sordi (Io so che tu sai che io so, Polvere di Stelle). Ma anche film taglienti come Dramma della Gelosia o fenomeni di costume come L'anatra all'arancia. Un successo che, di diritto, la mise nel novero dei "colonnelli" della commedia italiana (lo stesso Sordi, Nino Manfredi, Vittorio Gassman), unica donna.  

La sua fama l'aveva già portata all'estero lavorando con Jospeh Losey, Miklós Jancsó,  Luis Buñuel (Il fantasma della libertà) e André Cayatte. Ma la paura di volare mise un freno a una possibile storia di divismo globale. Ma popolarità e fama erano indiscusse, ovunque. Al punto che passò alla storia lo scivolone del quotidiano fancese Le Monde che nel 1988 ne pubblicò il necrologio (lei ci scherzò su per anni). 

Negli anni Ottanta anche un reincontro con Antonioni in Il mistero di Oberwald  e soprattutto, nel 1983, Flirt  dell'esordiente Roberto Russo: le valse l'Orso d'argento al Festival di Berlino e un nuovo amore, quello con il regista (dopo la lunga parentesi con il direttore della fotografia Carlo Di Palma) suo futuro marito. Furono anche gli anni del ritorno a teatro in La strana coppia (1987) e Prima pagina (1988). Dopo aver esordito anche nella regia col film Scandalo segreto (1990),  sua ultima apparizione sul grande schermo, nel 1992 recitò nella miniserie TV Ma tu mi vuoi bene? accanto a Johnny Dorelli, e nella stagione 1993-1994 fece parte del cast  di  Domenica in. Nel 1994 dise no alla Caterina de' Medici di La Regina Margot di Chéreau (ruolo che andò a Virna Lisi, premiata a Cannes). Nei primissimi anni Duemila le ultime apparizioni pubbliche, poi la malattia, affrontata con discrezione, lontano dai rfilettori, accudita da Roberto Russo fino all'ultimo.

Tra i suoi premi, cinque David di Donatello come migliore attrice protagonista (più altri quattro riconoscimenti speciali), tre Nastri d'argento, una Concha de Plata a San Sebastián e il Leone alla carriera della Mostra del Cinema di venezia nel 1995.