Quel capitale culturale congelato che aveva incantato pure Virzì

L’odissea del Politeama di Como dalla prima Bohème di Puccini al sipario chiuso 17 anni fa. L’appello lanciato dal regista nel 2013 attende di essere colto: "È così bello. Proprio non riesco a capirvi"

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di Roberto Canali

Aveva capito tutto il regista Paolo Virzì che nel 2013 lo scelse per il suo “Il capitale umano”, molto più di un semplice luogo il Politeama divenne a suo modo protagonista del film e trait d’union tra i vari personaggi legati tra loro da un fantomatico progetto di ristrutturazione, naturalmente destinato a fallire. Nella realtà è accaduta praticamente la stessa cosa, da allora sono passati dieci anni e il prossimo 14 settembre compirà 112 anni il cineteatro Politeama, ma da festeggiare non c’è proprio niente. Lo storico cinema di Como, infatti, cadrebbe a pezzi se non fosse per lo straordinario impegno del liquidatore fallimentare Francesco Nessi che da anni si sta battendo, quasi da solo, per salvare l’ex teatro trasformato in cinema nel 1988 e chiuso dal 2005.

"Il Politeama è bellissimo e voi lo tenete chiuso? Proprio non riesco a capirvi, siete una delle città più ricche d’Italia, non ci credo che non avete le risorse per salvare questo teatro", aveva tuonato il regista in una pausa delle riprese del film, ambientato in parte in città. Sottoscrisse pure un appello per salvarlo.

Nel 2019 la valutazione dell’immobile era di 4,5 milioni di euro, ma all’asta che venne bandita non si presentò nessuno, nelle scorse settimane ne è stata organizzata una seconda per la metà, 2 milioni e 244mila euro, ma il risultato non è cambiato. Colpa delle condizioni e dei vincoli posti sulla struttura, che si è meritata l’attenzione della Soprintendenza perché fu una delle prime costruite in Italia utilizzando il cemento armato.

La speranza è che possa caricarselo sulle spalle il Comune, detentore dell’82% delle quote della Società Politeama Srl, ma nonostante da anni lo storico cineteatro si meriti un capitolo a sé nei programmi elettorali di tutti i candidati in lizza per Palazzo Cernezzi, in concreto è stato fatto poco o nulla.

Gli unici fondi che l’amministrazione ha concesso negli ultimi cinque anni sono 35mila per interventi urgenti di manutenzione per scongiurare crolli sulla facciata, ma per rappezzare il tetto il curatore si è dovuto mettere alla ricerca di sponsor disposti a mettere la loro pubblicità sulle impalcature. Da un paio di anni è stato avviato un tavolo di co-progettazione al quale partecipano una ventina di enti ed associazioni culturali cittadine con l’obiettivo di elaborare un piano di recupero.

L’idea è quella di arrivare a un progetto chiavi in mano per salvare il Politeama e soprattutto capire come farlo stare in piedi, ma lo scoglio più grande da superare sono gli 8 milioni di euro, la stima è per difetto, che servirebbero per sistemarlo. Chiuso dal 2005 alla morte del suo ultimo proprietario, Alfredo Gaffuri, l’intero complesso comprende il cinema, un bar-ristorante e quel che resta di un albergo che un tempo si trovava sopra la sala.

Costruito in un anno e mezzo e inaugurato nel 1910 con la rappresentazione della Bohème di Puccini, il Politeama prima teatro e poi cinema era in grado di contenere 1.300 persone sedute e ospitò nella sua lunga storia anche Luigi Pirandello con la compagnia teatrale, il jazzista Duke Ellington, Filippo Tommaso Marinetti, gli spettacoli del circo che in inverno si tenevano qui e Adriano Celentano ai suoi esordi. Alfredo Gaffuri, l’ultimo a vivere all’interno dell’immenso palazzo di cui era diventato con il tempo anche il custode. Fu lui a lasciare il pacchetto di maggioranza della Politeama srl, il 78,4% delle quote, al Comune di Como, mentre il resto della proprietà è frazionato tra 69 soci privati. Da allora il grande cineteatro è in stato di completo abbandono. Ormai i veri padroni sono i piccioni che entrano facendosi largo nelle travi del tetto, ma tra un po’ il rischio è che non ci saranno più neanche quelle.