Io, il piano e le onde (dolci e salate)

Migration

di Simona Ballatore

Pianista del lago (e delle valli), di acque ghiacciate e lagune. Alessandro Martire, 30 anni a luglio, ha appena portato a Venezia, al Salone Nautico, su una piattaforma galleggiante, la sua musica e il suo pianoforte: “Waves“, onde, è un sua creatura. Come il “Lake Endless Joy Festival“, con una nuova edizione che si appresta a presentare martedì 14 giugno a Cernobbio, mentre sta raffinando l’ultimo lavoro discografico, in uscita il prossimo autunno.

Quando ha inizio la leggenda del pianista del lago?

"Ho cominciato a suonare la tastiera da piccolo, a 7-8 anni. È stato un mio desiderio, nessuno in casa suonava il pianoforte. Da lì ha avuto inizio il tutto. A 15 anni ho iniziato a comporre e sono entrate in gioco altre ispirazioni: scrivere musica era diventato molto altro per me, una ragione di vita".

Share The World, Flames of Joy, Melodia di vita e un nuovo album in arrivo. Da portare su acque dolci e salate.

"Mi lascio ispirare dalla natura, l’acqua è centrale anche quando suono in alta montagna. Sono originario della Val d’Intelvi, è un connubio naturale. Il mio festival è un collegamento tra lago e monti. Potermi esibire poi a Venezia, la città “floating“ per eccellenza, è emozionante".

Un assaggio dei luoghi attraversati dal festival?

"Lo sveleremo in Villa Bernasconi, accompagnando la presentazione con una mini performance al pianoforte. Ci saranno Cernobbio, il Monte Spluga, la Val d’Intelvi. Luoghi a cui sono molto legato: ho pensato di crearci attorno un festival per la loro forte identità".

Si torna a “casa“, sempre con uno sguardo internazionale. Come i suo tour tra Stati Uniti, Regno Unito, Danimarca, Hong Kong e Corea del Sud.

"Ho studiato composizione new age in America, al Berklee college of Music di Boston, dopo il liceo Caio Plinio e la laurea in Relazioni Internazionali all’università Statale di Milano. E già da piccolissimo viaggiavo molto. Credo che sia stato fondamentale per la mia carriera, prima mi ha permesso di arricchire il mio mondo creativo, di migliorare lasciandomi contaminare dalle culture attraversate, e poi di far conoscere questa musica universale".

Come nascono i suoi brani?

"Non ho una regola. Mi lascio ispirare prima di tutto dalla natura, dal contesto. Nel prossimo disco ci saranno i miei viaggi, ci sarà il Polo Nord. Anche nelle situazioni in cui mi trovo a dover scrivere apposta, per un’occasione, mi lascio guidare da un’immagine".

Come per la musica per il cinema (sua la colonna sonora anche dell’ultimo documentario sulla Como medievale La preghiera, la battaglia).

"Esatto. Musica per immagini".

Il risultato di cui è più fiero?

"Aver creato un pianoforte due anni fa. Il mio primo strumento: Waves, un piano a onde. È tutto collegato. Dà immagine alla musica, amplifica le emozioni".

Un luogo dove vorrebbe suonarlo?

"In tutti i luoghi di bellezza. In cui ci si suggestiona. Lo sto davvero portando ovunque, dai tre fari di Formentera al lago ghiacciato di Saint-Moritz, sino a Venezia".