I lodigiani chiudono affari al sabato

Basta la parola (e una stretta di mano) durante l’aperitivo tra le sedie di un bar in piazza. Con il mediatore vicino

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Paolo

Bonaiuti

Gli affari più importanti si fanno il sabato tra le undici e mezzogiorno. I mediatori si siedono ai tavolini di un bar, tirano fuori i taccuini che scoppiano di cifre, segnano un numero, ne cancellano un altro. Si staccano assegni, si stringono mani, si bevono aperitivi. Sotto questo aspetto (e pochi altri) la tradizione è salva. In Piazza della Vittoria, a Lodi, al mercato del sabato (ce ne sono altri due, al martedì e al giovedì, ma meno importanti) mancano soltanto i mantelli a ruota e le biciclette. Per il resto, al primo colpo d’occhio, tutto sembra come una volta.

Il grana si tratta sotto i portici, all’altezza del Consorzio agrario, i foraggi un po’ discosto, i suini in una saletta del Bar Centrale: ma non è una geografia rigorosa, i capannelli sono tanti, si mischiano e si scompongono sotto raffiche improvvise di saluti, di strette di mano, di pacche sulle spalle; qualcuno ogni tanto si isola per concludere una trattativa in tutta tranquillità. Ecco, gli affari si fanno ancora secondo il cerimoniale e le regole che tutti si immaginano.

Qui conta la fiducia, non si va a a fare i contratti con la carta bollata o accompagnati dal notaio. "Basta la parola" , dice Gianni Forti, 45 anni, agricoltore. Da anni non perde un sabato mattina in piazza. Come lui ci vengono 1.500-2.000 persone per volta, da tutto il Lodigiano, da Codogno, da Casalpusterlengo, da Sant’Angelo, qualcuno anche dal Cremasco.

E c’è chi viene da più lontano. "Arrivo da Sanremo per vendere fumo" dice Riccardo Tognoli, "serve a disinfettare le stalle".

Ma ormai sono casi rarissimi. Sotto la patina della tradizione, lo riconoscono tutti. Lodi non è più un "grosso" mercato.

Quando non c’era la settimana corta e il mercato di Milano si teneva al sabato pomeriggio tanta gente veniva qui dal Cremonese, dal Pavese, dall’Emilia perfino: si fermavano a Lodi la mattina, poi proseguivano per Milano. Oggi, invece, come dice un mediatore (guai a farne il nome, la paura delle tasse è enorme) "il mercato lodigiano è solo un cattivo riassunto delle quotazioni fatte a Milano il venerdì pomeriggio".

Cosa vuol dire in soldoni il mercato di Lodi? Un giro d’affari che in giornata buona arriva tranquillamente a 250-300 milioni. La piazza è importante soprattutto per il commercio dei suini ( "Tutti insieme qui raduniamo almeno 80 mila capi" dice un gruppo di allevatori ) molto meno per il grana e i foraggi. Qui il mediatore è ancora un persona che conta: certi affari non si fanno se non c’è lui.

In tutti sulla piazza saranno una ventina (poi ci sono anche quelli non ufficiali, magari professionisti che lo fanno come secondo mestiere, una "passione" bene retribuita). Non e un mestiere facile: ci vuole abilità, tanta esperienza e la fiducia assoluta della gente.

Il mediatore è anche una garanzia: se una delle due parti non paga, spesso tira fuori i soldi lui. Questo è un caso però che si verifica di rado tra gente che si conosce bene.

"Da 13 anni che lavoro qui la gente è sempre quella", dice Natale Morstabilini, 35 anni, cameriere al Bar Centrale, sotto i portici. E aggiunge: "I grossi commercianti sono sempre quelli, se qualcuno non si vede vuol dire che sta male o è morto".

Questo conferma che i giovani scarseggiano. Del resto, dicono gli anziani sulla piazza, oggi chi se la sente più di alzarsi alle 4 di mattina per stare un’ora o due con le gambe immerse nel letame, magari in pieno inverno?