Là dove c’era la centrale nucleare, tornerà l’erba

Il reattore di Ispra spento da 35 anni ora verrà smantellato. Ma serviranno altri 14 anni per dare un nuovo volto all’area

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di Gianluca Brambilla

Da centrale nucleare ad area verde. A 35 anni dallo spegnimento del reattore, l’impianto Essor di Ispra sta per essere definitivamente smantellato. Nelle scorse settimane la Giunta regionale ha espresso parere positivo sul progetto di disattivazione del complesso nucleare varesino, che dal 1987 si trova in fase di "arresto di lunga durata". L’impianto è stato spento, chiuso e messo in sicurezza. Nonostante rientri all’interno dei confini del comune di Ispra, la centrale è in area extraterritoriale: quella del Joint Research Centre, centro congiunto di ricerca che fa capo direttamente alla Commissione Europea. "In realtà il reattore nucleare di Ispra non è mai stato usato per la produzione di energia elettrica – precisa l’assessore regionale all’Ambiente Raffaele Cattaneo –. È stato costruito negli anni ’60 per scopi scientifici. Serviva da centro di ricerca sull’energia nucleare e fonti alternative".

Con il via libera da parte di Regione Lombardia, ora l’impianto nucleare varesino potrà essere smantellato definitivamente, escludendo così ogni possibilità di riutilizzo in futuro. Prima che inizi la fase operativa vera e propria, però, la compatibilità ambientale del progetto dovrà ricevere l’approvazione anche del ministero alla Transizione ecologica. "La procedura di valutazione dell’impatto ambientale spetta al MiTe, che aggiungerà la propria istruttoria tecnica – spiega l’assessore regionale Cattaneo –. È un passaggio obbligato. Per esperienza, però, mi sento di dire che il parere regionale viene spesso tenuto in grande considerazione". Una volta ottenuto il via libera, si potrà procedere con l’inizio dei lavori. Una procedura lunga e delicata, che impiegherà in totale 14 anni: undici per lo smantellamento del reattore, tre per le strutture civili. "Si tratta di un lavoro molto complesso, che si svolgerà in condizioni di assoluta sicurezza e meticolosità – assicura l’assessore –. Verranno smantellati il reattore nucleare, i sistemi tecnologici e le strutture civili. In pratica è come se si trattasse di una demolizione".

A questo si aggiungerà poi la bonifica di tutte le strutture e dei suoli contaminati. Ed è proprio sulle misure di decontaminazione che la Regione ha voluto porre attenzione. Prima dello smantellamento, i rifiuti radioattivi della centrale saranno stoccati in aree temporanee predisposte, in attesa di poter essere poi trasferiti al Deposito nazionale, non appena sarà attivo. Regione Lombardia ha chiesto al Ministero di definire un protocollo che permetta a tutti i soggetti interessati – Arpa, enti locali e la stessa Regione – di poter seguire il corretto svolgimento dei lavori. Per quanto riguarda il futuro dell’area, invece, il progetto prevede che i quasi cinque ettari occupati dal reattore vengano restituiti allo stato di “green field”, vale a dire un’area verde o alberata. "Certo, si tratta di un terreno situato dentro il centro di ricerca della Commissione europea – ricorda Cattaneo –. Perciò, l’intera area continuerà a essere destinata a una fruizione interna". Per l’apertura dei cantieri toccherà aspettare ancora qualche mese. Resta il fatto che l’iter è ormai partito: là dove oggi c’è un reattore spento da 35 anni, in futuro sorgerà una nuova area verde.