Christian e il volo dei rapaci: "Seguiamo il cuore"

Ciech, pluricampione del deltaplano, è varesotto d’adozione e condivide la passione con moglie e figli. "Non è così pericoloso..."

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Nel mondo del deltaplano ha vinto tutto, dai campionati italiani a quelli del Mondo. Il suo palmarès occupa un intero foglio A4. Ma ha ancora voglia di dimostrare qualcosa, a se stesso e agli altri. Parola di Christian Ciech, 51 anni, istruttore di volo, sviluppatore e costruttore di deltaplani per Icaro2000. Nato trentino, varesino d’adozione, vola da quando aveva 17 anni, compete a livello mondiale dal 1998 e nel frattempo ha trovato il tempo per laurearsi in Ingegneria aerospaziale. Poche settimane fa ha raccolto l’undicesimo titolo tricolore di volo libero in deltaplano planando sull’Appennino abruzzese. Il colpo di fulmine con il volo? "Quando vidi in casa – sorride, a ripensarci, Ciech – un’enciclopedia con disegnato un aereo in volo". Il papà era uno dei pionieri del deltaplano, aveva cominciato a 39 anni, quando il piccolo Christian ne aveva appena 4. "E allora, agli albori della disciplina, di incidenti ne capitavano parecchi...". Mezzi insicuri, formazione da autodidatta, un mix letale.

"Ma ho sempre seguito papà e appena ho potuto, a 17 anni compiuti, ho cominciato anche io". Un paio di anni prima, c’erano state le prime corse sul prato con il padre, le prime prove di volo senza staccarsi mai completamente da terra. Infine, lo stacco. "E non riuscivo a far andare dritta l’ala, poi ho capito che è normale, non si sta mai perfettamente dritti...un po’ come andare in bici". Oggi si allena tutte le settimane e vola di frequente, visto che lo fa per lavoro dovendo testare i deltaplani di Icaro2000. "Non serve molta preparazione fisica in palestra, piuttosto il deltaplano è questione di tecnica e sensibilità". E lui, di queste due qualità, ne ha da vendere. "Fondamentale la lucidità perché se si vola dalle 3 alle 6 ore al giorno per 10-12 giorni di fila, come capita ai Mondiali, l’impegno mentale e fisico si fa sentire". Le altitudini dipendono dalla location: dai 1.600-1700 metri della piatta Florida, ai 4.500 metri sulle irte Dolomiti. "E nei deserti si va oltre 5-6mila metri, spesso con l’ossigeno", ricorda.

E i pericoli? "Ritengo più pericoloso, oggi, andare con la moto in strada", risponde sicuro. Anche se il deltaplano non è disciplina olimpica, essendo considerato sport estremo.

Christian non se ne duole e, per i suoi voli, ammira i rapaci, soprattutto certi avvoltoi. "Veleggiano, come noi...e sfruttano le nostre stesse correnti d’aria", dice con una punta d’orgoglio. Traspira passione, questo atleta che ha fatto dell’umiltà una regola di vita. E la freccia da Cupido del deltaplano ha colpito tutti in casa: Christian, la moglie e i due figli. "Voliamo tutti". Come fosse una cosa normalissima. Lì sopra, in volo su un deltaplano a velocità comprese fra i 30 e i 140 chilometri orari, ci si abitua forse a vedere il mondo con maggiore distacco. "Se si è ben preparati e le condizioni sono tali da non doversi prendere rischi inutili, questo sport non è pericoloso" ripete Christian. E vale quasi come un invito.

F.Lu.