Castello di Belforte, tributo al Risorgimento

Stanziati 5 milioni di euro per ridare nuova vita a un gioiello medievale dimenticato da quarant’anni

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di Gianluca Brambilla

Al fianco del Colosseo, della Basilica di San Marco e della Villa dei Medici. Nel piano strategico “Grandi progetti beni culturali” del ministero della Cultura c’è anche il Castello di Belforte. Il monumento varesino è stato selezionato tra i 38 progetti italiani che riceveranno i finanziamenti statali destinati a progetti di riqualificazione di siti di interesse storico e culturale.

Il Castello di Belforte, un edificio di epoca medioevale ormai abbandonato da circa quarant’anni, riceverà un contributo di 5 milioni di euro. Una cifra che permetterà non solo di riqualificare l’intera struttura, ma anche di trasformare il castello nella nuova sede del Museo del Risorgimento, che oggi si trova a Villa Mirabello. "Il progetto approvato dal Ministero prevede innanzitutto la messa in sicurezza della struttura, che è in condizioni a dir poco precarie – precisa Enzo Laforgia, assessore alla Cultura del comune di Varese –. In aggiunta, però, abbiamo pensato che il castello potesse ospitare un museo della città dedicato proprio a quei periodi storici di cui quell’edificio è stato testimone: medioevo e risorgimento".

Il castello di Belforte, infatti, è un monumento dalla storia millenaria. Costruito nel XII secolo, è stato per molti anni una delle principali residenze dell’imperatore Federico Barbarossa in occasione delle sue discese a Milano. "Il castello è nato come presidio militare. Da quella posizione era possibile controllare il territorio che si estende verso Como e il fiume Olona, che passa proprio lì sotto", ricorda Laforgia. Nei secoli successivi è diventato prima una residenza aristocratica e poi una masseria agricola. Da quasi quarant’anni, però, si trova in uno stato di totale abbandono.

Il trasferimento del Museo del Risorgimento da Villa Mirabello al Castello di Belforte permetterà anche di ampliare la collezione di opere e artefatti da esporre al pubblico. "Al momento la sezione dedicata all’epoca risorgimentale è molto modesta – sottolinea Laforgia –. Il trasferimento del museo potrebbe essere accompagnato dall’aggiunta di nuove opere e testimonianze di quel periodo storico".

L’idea, infatti, è quella di creare un vero e proprio polo della cultura, che, idealmente, "dovrebbe connettersi con le altre realtà museali dell’Insubria, imponendosi come punto di riferimento culturale per tutto il territorio". La nascita di un nuovo polo culturale potrebbe essere soltanto il primo tassello di un’operazione più ambiziosa: la riqualificazione dell’intera area intorno all’edificio. "Nel sogno ideale dell’amministrazione c’era anche l’idea di rendere quel luogo un motore in grado di attivare una serie di sinergie – aggiunge l’assessore –. Un circolo virtuoso di interventi che potrà dare vita, per esempio, anche a nuovi spazi di socialità". D’altronde, il futuro del castello di Belforte è da tempo oggetto di incontri e dibattiti in città. Negli scorsi anni il comune ha coinvolto anche alcuni studiosi di storia locale per elaborare un progetto di riqualificazione dell’edificio. Il piano strategico del Ministero, in questo senso, è arrivato al momento giusto e permetterà di recuperare finalmente un importante patrimonio storico della città.

"Credo sia compito di ogni amministrazione preservare i beni pubblici e curare il patrimonio culturale. Non solo per conservarne il valore, ma per mantenere vivo il filo della storia del nostro territorio – spiega l’assessore Laforgia –. Nei prossimi mesi ci sarà da capire come verranno erogati i fondi. In base a quello potremo avere un’idea anche della data di inizio lavori". Di certo la strada ormai è stata tracciata e, dopo quasi quarant’anni, il castello di Belforte potrà finalmente riaprire i suoi cancelli.