PAOLO GALLIANI
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Che Canaglia di locale. Dove c’era un parcheggio ora c’è la piccola Brooklyn . Mixology, sapori, cultura

Piazza San Luigi restituita a nuova vita con l’ostello Madama e lo “spin-off“. Movida (sana) di notte, menù e drink a prezzi corretti, aria internazionale.

Che Canaglia di locale. Dove c’era un parcheggio ora c’è la piccola Brooklyn . Mixology, sapori, cultura

Piazza San Luigi restituita a nuova vita con l’ostello Madama e lo “spin-off“. Movida (sana) di notte, menù e drink a prezzi corretti, aria internazionale.

Pura genetica. Nemmeno il tempo di ammirare il "Madama", ostello ibrido, super-friendly e avvolto nella Street Art avviato una manciata di anni fa in un ex Commissariato di Polizia di via Benaco (da qui il nome) ed ecco sbucare il suo primo spin-off. Sempre lì, al Corvetto, fetta di Milano fino a ieri considerata periferia marginale e poco appetibile, oggi nuova terra di conquista della gentrification, anche per la prossimità con lo Scalo Romana, prossimo hub del Villagio Olimpico 2026. Una vera sorpresa: un’insegna - "Canaglia" - che richiama la figliolanza mentale con la narrazione "guardie e ladri" della casa madre, ovvero del già citato Madama; e un cocktail bar con cucina, anch’esso dall’appellativo ambiguo e per questo ammiccante, con la veste grafica e visiva un po’ Anni ’70 che rimanda al Messico (cartellonistica, maschere in rame, ex-voto, etc) e l’aria informale ma curata che lo fa apparire come un locale benedetto ed energetico.

Esattamente come la piazza San Luigi su cui si affaccia, per anni parcheggio dall’aspetto orrendo che una recente e meritevole pedonalizzazione ha riconsegnato come agorà del quartiere che gli sta attorno e ombelico di quella che è diventata una piccola Brooklyn nell’East Side della città.

La chimica? Palpabile. Consegnata agli avventori dalla verve comunicativa ed empatica di Angela Rizzi. E allestita quotidianamente dal duo di giovani scelti per fare di "Canaglia" una referenza nel mondo del food & beverage. A cominciare dalla sequenza di cocktail pensati, creati e firmati da Andrea Aquino, radici comasche (di Canzo in Valsassina), esperienze a Londra e a Milano (Cascina Cuccagna e Bar Luce in Fondazione Prada) e una cultura della mixology che si materializza in blend che definire curiosi è davvero un eufemismo. Come in effetti si rivelano l’iconico "Hannibal across the Alps", base gin, liquore di pino mugo, sale ai semi di coriandolo, mela Fuji e limone e il gettonatissimo "Presente Assente" con gin, ananas, pepe nero, vermouth extra dry e assenzio.

Anche se chi scrive ha trovato strepitoso il "Piscoteque", viaggio andata e ritorno tra Cile e Milano extra-circonvallazione, dove apprezzare la magia del Pisco acholado con uva spina, dragoncello e cocco.

Certo, bisogna pur accompagnare tanta goduria con qualche assaggio gourmet. E qui ci pensa lo chef Alessandro Mapelli a mettere d’accordo i tanti clienti, per lo più 30-45enni, che hanno eletto questo indirizzo tra i più originali, ancorché tra i più economici e poco snob, della città: 28 anni, esperienze in ristoranti di spicco (ad esempio da Sadler) e il piglio tipico della Gen Z che è poi l’arte di andare a stanare il buono delle materie prime dai piccoli produttori e di prendere per mano la tradizione e rigenerarla attraverso sperimentazioni che non sono mai violente e arroganti.

E allora, è tutto un trionfo di piattini simil-tapas da stuzzicare e condividere, presentati con denominazioni ironiche e giocose, come è nello stile degli "agitatori mentali e culturali" che avevano a suo tempo avviato il Madama e che dopo il Covid avevano appunto scommesso sull’apertura del vicino "Canaglia".

Con il solo e unico problema: dover scegliere tra "Il ritorno degli obesis" (rösti di patate e parmigiano fritto su zucchine trifolate con noce moscata), il "Salmao Meravigliao" (carpaccio di salmone affumicato homemade con insalata coleslaw) e il "Peperotto", peperoni abbrustoliti e marinati con spezie, fiori di capperi e crostini di pane.

Senza però snobbare i piatti principali della lista "Fame Canaglia" come il Sant’Ambroesus", risotto allo zafferano con funghi porcini mantecato al francesissimo Comté 18 mesi e "In fondo al mar", trancetto di merluzzo al forno, purè di broccoli leggermente piccante e olio allo zenzero. Tra un buon vino, una birra artigianale e un tagliere di salumi piacentini o di formaggi affinati dall’azienda casearia Luigi Guffanti sul lago Maggiore, c’è pure modo di notare sul bancone delle conserve e "giardiniere" impeccabili e invitanti, da consumare sul posto o da acquistare.

Quando è passata mezzanotte c’è ancora chi si attarda ad assaggiare le sfiziosità del bel locale di piazza San Luigi. Quelle che Andrea, Angela e Alessandro hanno la divertita abitudine di presentare e annunciare come semplici "Sciocchezze". Evidente bugia. Perdonabilissima. E un po’ canaglia.