ANDREA SPINELLI
Speciali

Il colpo di fulmine in un negozio di via Vigevano Poi il rischiatutto (vinto), Sanremo e...Milano

Vivere di musica, sogno realizzato dai Coma_Cose. Fausto commesso, Francesca scenografa, due cuori e la casa. Rigorosamente in zona sud

Coma_Cose

di Andrea Spinelli

Sognando California. "Quel nome d’arte è servito a non farmi sentire troppo costretta nella mia identità contribuendo a darne una al progetto Coma_Cose" ammette Francesca Mesiano, protagonista col fidanzato Fausto Zanardelli di una favola pop milanese che l’ultimo album “Un meraviglioso modo di salvarsi” ha fatto entrare in una nuova fase. Quella post Sanremo. "La grande visibilità avuta grazie al Festival e le fortune del tour che ne è seguito ci hanno indotto ad un lungo stop, per guardarci negli occhi e capire cosa volessimo realmente. Così oggi in me c’è un po’ più Francesca e un po’ meno California". E quest’anno al Festival regaleranno il bis, per certi versi inatteso.

Siete due milanesi acquisiti.

Fausto: "Io sono bresciano di Salò. Avevo un progetto cantautorale, Edipo, che, dopo tanti sacrifici, mi ha permesso di ottenere un contratto discografico e trasferirmi a Milano. Sono andato a vivere a casa di un amico. Avendo un’autonomia economica di 5-6 mesi al massimo, è stata una fortuna incontrare Francesca che, lavorando in un negozio, ha convinto la proprietà a farmi assumere. Così la musica è diventata il mio hobby serale, perché di giorno dovevo fare il commesso".

Francesca: "Io, invece, vengo da Pordenone e mio sono trasferita qui per studiare scenografia. A vent’anni sono venuta a vivere in piazza Aspromonte nella casa di una mia amica nata a Milano ma residente a Tramonti, un paesino delle mie parti. Poi lei ha sentito il richiamo della montagna mentre io sono rimasta qua. Ho lavorato per cinque anni con uno scenografo-falegname e poi per un brand di zaini in Porta Ticinese".

Dove vi siete incontrati per la prima volta?

Francesca: "All’inaugurazione di un negozio in via Vigevano, qui a Milano. Ero amica del suo coinquilino".

Fausto era già musicista, lei no.

Francesca: "Dopo esserci piaciuti e fidanzati io, per aiutarlo a coltivare la sua passione, ho iniziato a cercare un’amica con cui mettere in piedi un duo. Ma, evidentemente, il nostro era un gruppo di ragazze timide, perché nessuna andava bene. Così, in un misto di curiosità e incoscienza, mi sono detta: ma sì, ci provo io".

Qual è stata la vostra prima occasione importante?

Fausto: "Un giorno, al bar, m’è capitato di conoscere Coez, che ha preso in simpatia il progetto e ci ha chiesto di aprire un suo concerto al Carroponte. Impegno grosso tenuto conto che, non avendo ancora un repertorio, avremmo dovuto ottimizzare la poca musica in nostro possesso".

Francesca: "Mai salita prima su un palco in vita mia. È stato un bello shock ritrovarmi davanti a mille-duemila persone".

Fausto: "Insomma, ci siamo buttati in acqua per imparare a nuotare. Ed è stato pure divertente".

Quando vi siete resi conto che potevate vivere di musica?

Fausto: "Quando nel 2017 abbiamo saputo che il negozio in cui lavoravamo di lì a poco avrebbe chiuso, ci siamo trovati a scegliere tra cercare un’altra attività o puntare tutto su quella musicale. Abbiamo deciso di mettere il turbo a quest’ultima ed è andata subito bene grazie ad ‘Inverno ticinese’. Già ascoltando il provino, infatti, è affiorata netta la sensazione di aver trovato formula ed energie giuste. Un allineamento di pianeti che ha regalato al nostro cammino il tanto desiderato cambio di passo".

Qual è la vostra Milano?

Francesca: "Appena fidanzati siamo andati ad abitare in via Ascanio Sforza, sul Naviglio Pavese. Poi ci siamo trasferiti per un paio d’anni vicino Piazza Napoli e adesso stiamo tra Corvetto e Ripamonti".

Affetti particolari?

Francesca: "Abitare all’estremo sud della città abbiamo campi a perdita d’occhio a soli 10 minuti di strada. Questo ci regala il grandissimo privilegio di poter scegliere, a seconda delle giornate, se essere più bucolici o più metropolitani".

Fausto: "All’inizio cercavamo la movida dei Navigli, quella che ha mosso la penna dei nostri primi brani perché era facile parlare di una zona che offre così tanti spunti, ora cerchiamo relax".

Quali sono i brani che hanno assorbito di più il contesto in cui sono nati?

Fausto: "Credo il racconto della città fatto da due che non sono nati qui abbia contribuito ad esaltarne l’aspetto mitologico. Nei primi brani parlavamo esplicitamente di Navigli, di Lorenteggio, di Corsico, del Giambellino. Il verso ’Ventiquattro maggio calamari freschi, se abitassi qui capiresti’ si riferisce proprio al chiosco della zona che vende prodotti ittici, ma c’è pure il tram 14 per Lorenteggio citato in ‘Pakistan’. Giocavamo col nostro senso di appartenenza per stimolare a scoprire i nostri luoghi anche chi non fosse della zona".

Il 19 aprile chiudete il tour “Un Meraviglioso Modo d’Incontrarsi” al Fabrique.

"In quanto coppia sul palco e nella vita, ci poniamo in modo molto ‘casalingo’ pure con la base dei nostri fans. Quindi intendiamo il tour come l’occasione per ritrovarsi a condividere musica. Anche se, pensando al Fabrique, sentiamo molto la responsabilità di fare bene, perché a casa propria non si può sbagliare".

I club sono un po’ il vostro habitat naturale.

"Ci abbiamo passato molto tempo pure come spettatori. All’Alcatraz, ad esempio, abbiamo visto Ex-Otago, Zen Circus, Motta, Lo Stato Sociale; tutti protagonisti di una nuova realtà che, quando è stato il nostro turno, ci ha fatti sentire parte di qualcosa. Ora è cambiato periodo storico e, forse, non c’è più una vera e propria scena indie come allora. Oltre il Fabrique cosa c’è? Forse il Forum di Assago. Ma anche solo l’idea di cantare lì prescinde dalla realtà per catapultarci nel sogno".