La giornata mondiale del risparmio, per certi versi, è un’"invenzione" italiana. Nata dalla bella testa di un importante economista italiano, Maffeo Pantaleoni, che ne ispirò la proclamazione in un memorabile discorso tenuto a Milano nel 1924, in un congresso dell’Istituto Internazionale del Risparmio. E cosa è rimasto della proverbiale parsimoniosità degli italiani, storicamente con una delle medie di risparmio privato più alte nel mondo? Intanto, negli anni, le competenze dei nostri concittadini sono migliorate sì, ma non abbastanza. E questo vale anche per i lombardi, che investono di più da anni, nonostante i chiari di luna, ma la cui competenza finanziaria è ancora insufficiente. Il paradosso sta tutto nel confronto tra due studi. Il primo, firmato dalla Cgia Mestre su numeri forniti dalla Banca d’Italia, “fotografa“ la diminuzione dei soldi lasciati sui conti correnti e l’aumento della raccolta indiretta di liquidità da parte delle banche, che rappresenta l’attività di investimento e di distribuzione di azioni, fondi comuni, titoli di Stato, polizze assicurative e fondi pensione.
Nell’ultimo anno, segnato dall’inflazione endemica (marzo 2022-marzo 2023) i depositi sui conti correnti dei lombardi sono scesi da 246 miliardi a 237: 8 in meno, il 3,5%. Nello stesso periodo, però, gli investimenti destinati ad azioni, obbligazioni, fondi pensione e Btp sono cresciuti di quasi 12 milardi, da 245 a 257 miliardi (+4,9%), il dato più alto in Italia (834 miliardi). La lettura delle due curve è abbastanza chiara: durante l’inflazione, i lombardi hanno dirottato le liquidità dai conti a forme di investimento con diversi livelli di rischio per proteggere i risparmi dall’erosione del potere d’acquisto e difendere il valore. Eppure il risultato dell’ultima in- dagine internazionale sulle competenze finanziarie, realizzata secondo la metodologia Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) adottata su scala nazionale dalla Banca d’Italia, non promuove i lombardi: la votazione (5,6 decimi) è solo leggermente migliore della media nazionale (5,3). Secondo i dati eleborati a livello provinciale da Ener2Cro- wd.com, solo Milano raggiunge la sufficienza piena con 6,5, media del 6,3 ottenuto per “conoscenze e comportamenti“ e del 7,3 per le “attitudini finanziarie“. Quindi, se aumenta la propensione in investimenti a rischio, ancora non tutti gli investitori hanno le competenze giuste per gestire i risparmi in modo efficace. I dati dell’Osservatorio 2022 avevano confermato per la Lombardia altri due trend: la diminuzione del gap di genere tra uomini e donne - che a Milano raggiunge la parità in termini di investitori - e la scelta dei più giovani di investire piccole somme, gradualmente ma in modo continuativo. Perché oltre il 50% degli “under 40“ sceglie i Pac (Piani di accumulo continuativo). I motivi di questa scelta? Perché i giovani hanno una capacità di investimento inferiore e questa soluzione consente loro di gestire mensilmente le uscite scegliendo soluzioni azionarie che nel tempo mostrano crescite di resa importanti. Più l’età avanza e più la scelta dei risparmiatori si concentra verso soluzioni obbligazionarie flessibili: prevale la prudenza.