Laboratorio per 60 bambini. Susy in prima linea a 88 anni: "Con la fantasia e i colori li allontaniamo dalla strada"

Gratosoglio, la donna ha dato vita all’attività nel 1979 e oggi la coordina a distanza. Nel 2020 ha ricevuto l’Ambrogino d’Oro per il suo impegno. "Sono grata alla vita".

Laboratorio per 60 bambini. Susy in prima linea a 88 anni: "Con la fantasia e i colori li allontaniamo dalla strada"

Laboratorio per 60 bambini. Susy in prima linea a 88 anni: "Con la fantasia e i colori li allontaniamo dalla strada"

di Marianna Vazzana

"Come sto? Come sempre. Ho 88 anni, ne compirò 89 ad aprile e i miei occhi mi fanno tribolare. Aspetto un intervento che forse mi farà recuperare un po’". Susy, all’anagrafe Assunta, Giani Liuzzi è considerata “la nonna“ di tutti al quartiere Gratosoglio. Lei che nel 2020 ha ricevuto l’Ambrogino d’oro per aver creato nel 1979 il Laboratorio creativo per i bambini di questa periferia difficile e che tuttora continua a tenerne le redini, anche se insieme ai piccoli ci sono altri volontari perché i suoi problemi di salute le impediscono di raggiungere la sede fisicamente.

Dove si trova lo spazio?

"In via Saponaro 36, ai piedi della torre bianca dove si è sviluppato un incendio lo scorso 10 gennaio. Solo l’ambulatorio della dottoressa è poi rimasto inagibile a causa delle fiamme, mentre la sala utilizzata dai bambini fortunatamente non è stata colpita dal rogo".

Quanti sono i bimbi che ogni giorno lo frequentano?

"Sessanta bambini tra la prima e la quinta elementare, milanesi nati da genitori originari di diverse parti del mondo. E questo è il bello. La nostra attività, completamente gratuita, è nata su misura per i piccoli del quartiere e continua a essere così, in un mondo che nel frattempo è cambiato".

E come le è venuta l’idea?

"Io mi sono attivata fin dagli anni Sessanta per dare il mio contributo in un quartiere in cui allora non c’era nulla, soprattutto per i ragazzi. Lavoravo come impiegata e abitavo a Gratosoglio da diversi anni. Negli anni Settanta mi sono messa a disposizione per aiutare i ragazzi che finivano nel tunnel della droga, schiavi dell’eroina (e in quegli anni era una vera emergenza, con giovanissimi che morivano quotidianamente per overdose). Poi, finito l’impegno per i tossicodipendenti e i malati di Aids, mi sono attivata al servizio degli adolescenti che necessitavano di una mano per i compiti e anche di qualcuno che proponesse loro attività pomeridiane. Per i più piccoli, però, non c’era nulla, e i genitori chiedevano qualcosa anche per loro. Così chiamai don Gino Rigoldi (cappellano storico del carcere minorile Beccaria, educatore e fondatore di Comunità Nuova, ndr) che mi aiutò a dar vita al Laboratorio creativo. Era il 1979".

L’ha condotto da sola?

"No, sono sempre stata affiancata da altri volontari. L’attestato di Benemerenza civica che ho ricevuto dal sindaco nel 2020 è per tutti loro: da sola non ce l’avrei mai fatta. Voglio ringraziare in modo particolare Diletta, che è stata al mio fianco per 17 anni prendendosi cura dei bambini ogni giorno".

Quali sono le attività del Laboratorio creativo?

"Sono partita con un metodo ben preciso: ogni giorno si affrontava una tematica, per esempio l’amicizia o le stagioni, si raccontava una storia inerente, si dialogava e poi ognuno si esprimeva liberamente dipingendo, ispirato da quel che aveva appena sentito. Adesso ci sono cinque o sei volontari che seguono altri percorsi ma sempre pensati per i piccoli. Abbiamo un contatto diretto con le scuole, accogliamo i ragazzini nel loro tempo libero sottraendoli al richiamo della strada. Promuoviamo l’aggregazione, lo scambio culturale, l’interesse per il gioco a costo zero, la lingua, le arti applicate, l’amore per la natura, la fantasia e la creatività".

E lei tornerà in via Saponaro 36?

"Io sono sempre la responsabile del laboratorio seppure non presente fisicamente da un po’ di tempo per questioni di salute. Però spero di riprendermi dopo l’intervento agli occhi e di tornare dai bambini. In ogni caso continuo a darmi da fare anche a distanza: per esempio, adesso io e gli altri volontari stiamo preparando la festa di Carnevale. Aspetto una telefonata proprio adesso, per definire una delle attività. I bambini di Gratosoglio sono sempre nei miei pensieri".

Ha dei nipotini?

"Sì, uno. Figlio di mio figlio, che ha appena viaggiato per andare a trovare l’altra nonna, che non vive in Italia. Sono molto orgogliosa di mio figlio Mauro, infermiere, che mi ha accompagnata a ritirare il riconoscimento più importante per i milanesi nel 2020, l’anno del Covid, indossando la sua divisa e ricordando così tutti i colleghi che se ne sono andati a causa del virus. Io sono molto contenta e grata di quel che ho avuto dalla vita e spero di riuscire a restituire il tanto che ho avuto anche solo in minima parte".