
Una veduta aerea di Sondrio. Nonostante la città abbia appena 22mila abitanti, è sempre più cementificata
Sondrio, 17 febbraio 2025 – Difficile trovare il giusto equilibrio tra lo sviluppo della città e la sua posizione nel cuore delle Alpi. A sollevare interrogativi sullo sviluppo edilizio di Sondrio questa volta non è un esponente della politica o un addetto ai lavori, ma una voce molto autorevole tra gli amanti della montagna come Jacopo Merizzi: alpinista, sassista, guida alpina e nume tutelare della Val di Mello che in passato ha difeso dalle aggressioni del cemento. Questa volta le sue riflessioni, diffuse attraverso i social sono rivolte allo sviluppo del capoluogo.
"Perché ci siamo ridotti così?”
“Mi sono chiesto: cosa non va? Perché una cittadina nel cuore delle Alpi, incastonata in un paesaggio straordinario, a due passi da Milano e dal lago di Como, ben collegata da superstrade, è ridotta così? Un paese morente - si interroga -. Negozi chiusi a decine, centinaia di appartamenti sfitti, un centro senza anima, senza radici, senza vita. Sondrio ha subito due batoste storiche: la chiusura del cotonificio Fossati negli anni ‘80, con la perdita di migliaia di posti di lavoro, e più recentemente il crollo delle banche locali. Il Credito Valtellinese, comprato dal Crédit Agricole, ha spazzato via non solo posti di comando, ma anche le fondamenta economiche e culturali della città. Ma c’è qualcosa ancora più devastante. Sondrio è attaccata dall’esterno da un cancro edilizio deturpante che dalle periferie si sta mangiando pezzo dopo pezzo la città”. L’alpinista ce l’ha con le nuove urbanizzazioni che stanno sorgendo nel capoluogo.

Brutta copia dell’hinterland milanese
“Condomini nuovi che sembrano resuscitati dalle più squallide periferie dell’hinterland milanese degli anni ‘50 - prosegue - Enormi, grigi, austeri, soffocanti. Ma è lecito domandarsi: per chi li hanno costruiti? Chi dovrebbe andarci ad abitare? La popolazione è in calo da più di trent’anni, eppure si continua a costruire. Il risultato sono centinaia di appartamenti sfitti, soprattutto nel centro storico: vecchi, bui, senza parcheggio, senza verde, senza attrattiva. Mille case chiuse in attesa di cosa? Di un improbabile baby boom o di una valanga di extra comunitari?”. Interrogativi ai quali sono chiamati a rispondere gli addetti ai lavori e naturalmente la politica. “E dov’era il piano regolatore, possibile che nessuno abbia pensato a programmare il futuro della città?”