Sondrio, negli ultimi 50 anni forte innalzamento della temperatura media

La provincia è tra quelle che, tra gli anni '60 del novecento e il decennio 2009-2018, hanno subito l'aumento maggiore

Val di Mello

Val di Mello

Sondrio, 2 aprile 2020 - In 50 anni è cresciuta la temperatura media nei comuni italiani, con conseguenze evidenti. Dai dati elaborati da Copernicus e dallo European Centre for Medium-Range Weather Forecasts e pubblicati dall'European Data Journalism Network, Sondrio risulta ai primi posti. È tra le province che, tra gli anni 60 del novecento e il decennio 2009-2018, hanno subito l'aumento maggiore, superando i 3 gradi centigradi di media annua, insieme a Roma, al primo posto, e Brindisi, al secondo, e Latina al quarto.

Dalla centralina della Fondazione Fojanini di Sondrio arrivano rilevazioni, relative al capoluogo, leggermente inferiori: «dal 1973, anno in cui abbiamo iniziato a misurare, la media di Sondrio si è alzata di 2/2.5 gradi. Fino ai primi anni del 2000 eravamo intorno a 10-10.5 di media annua; dal 2003 siamo passati a 12/12.5», spiega Martino Salvetti. Secondo il tecnico della Fojanini, più interessante dell'andamento annuale è l'aumento delle temperature medie del periodo invernale. «In estate sono state sempre abbastanza alte; la differenza sostanziale si avverte, invece, in autunno e inverno, stagione, quest'ultima, in cui difficilmente ultimamente scendono sottozero. E semmai solo le minime. Nei mesi di ottobre e novembre 2019 eravamo due gradi sopra la media storica». A farne le spese le piante che entrano in riposo vegetativo non ancor pronte o che si risvegliano troppo presto, patendo gli oltremodo probabili ritorni di freddo.

In tale contesto è di contro favorita la sopravvivenza dei parassiti e degli insetti alloctoni, dannosi per le colture, il cui approdo in Valle «non è però dipeso dalle variazioni climatiche, bensì dalla globalizzazione che stimola lo spostamento di persone e merci», puntualizza Salvetti. Più che i danni da freddo, «negli ultimi 7/8 anni, negli appezzamenti rileviamo problematiche fitosanitarie, sopratutto legate alla presenza della mosca dell'olivo», spiega lvano Foianini. Insetti a parte, gli inverni più miti hanno favorito l'insediamento di piante nuove (ormai non più tanto, in realtà) come l'ulivo e il miglioramento della qualità del vino. «Tutti i dati sulle fasi fenologiche della vite e sulla maturazione del mosto dimostrano l'accelerazione - prosegue Foianini - Col tempo i nostri vini hanno acquisito caratteristiche più mediterranee: meno acidità e gradazione alcolica superiore».

Se nelle sottozone d'elezione già da prima si producevano grandi rossi, adesso anche nelle aree medio -alte (si parla di quota), che una volta davano vita a vini più acidi e meno strutturati, si registrano maggiori gradazioni e minore acidità. A conferma dei parametri «i nostri vigneti guida», aggiunge. Così come tutte le fasi fenologiche della vite, «il tempo di vendemmia tende ad essere mediamente anticipato», continua. Questo non significa che si possa abbassare la guardia: l'attenzione deve essere sempre alta perché, come si ricordava, insieme all'aumento di temperatura possono verificarsi repentini e dannosi "revival" di freddo. Magari non si arriverà immediatamente a produrre arance sui terrazzamenti, ma la modifica della vegetazione e il suo cambio di passo qualitativo è sotto gli occhi e nei palati di tutti.