Cosio Valtellino, Svetlana Balica: il giallo del corpo sparito

Per la Procura il coniuge l’ha ammazzata prima di uccidersi. Ripartono le ricerche del cadavere: "Speriamo in risultati positivi"

Svetlana Balica e il marito Nicola Pontiggia

Svetlana Balica e il marito Nicola Pontiggia

Sondrio, 21 maggio 2018 -  Sono passati più di sei mesi, esattamente 200 giorni, e ancora il giallo non è stato risolto, il corpo di Svetlana non è stato trovato, tante domande rimangono senza una risposta. E, probabilmente, così sarà per sempre, a meno che nel giro di poche settimane le ricerche, riattivate recentemente, non dovessero dare esito. Un caso intricato e problematico che sta dando filo da torcere agli inquirenti valtellinesi. Inquirenti che, però, sono convinti di aver ricostruito in modo completo la vicenda:  unico tassello mancante quello del cadavere di Svetlana Balica, 44enne moldava residente da 15 anni a Cosio Valtellino, che non si trova. «Non si potrà dire di essere arrivati a una conclusione finché non avremo la certezza sul luogo dove è stato occultato il corpo», sfferma il procuratore capo di Sondrio, Claudio Gittardi. L’indagine, però a breve verrà chiusa. «Abbiamo ricostruito quello che è avvenuto», spiega ancora Gittardi. Secondo la Procura, che ha coordinato le indagini svolte dai carabinieri, il quadro - in linea generale - torna.

Nicola Pontiggia, 55 anni, avrebbe ucciso la moglie, forse perché lei voleva lasciarlo. Poi, ha portato il corpo senza vita nel capannone dell’azienda Castelli, dove lavorava da 27 anni, si è liberato degli effetti personali della donna, dei documenti e di una valigia, cercando di far credere che fosse scappata, e si è tolto la vita inscenando un incidente sul lavoro davvero agghiacciante: dopo aver messo in moto il camion, lasciato su una rampa leggermente inclinata e senza i cunei per bloccarlo, si è infilato tra le ruote con in mano una pinza e la cassetta degli attrezzi poco distante, poi ha atteso che l’impianto idraulico facesse il resto e quando il mezzo pesante è ripartito, è rimasto schiacciato. Tutto questo il 2 novembre dell’anno scorso, 200 giorni fa. Di questo gli investigatori sono certi, anche grazie ai filmati delle telecamere all’interno del capannone aziendale che, seppur non chiari, hanno immortalato il valtellinese mentre trascina un grosso fardello (probabilmente il corpo) e brucia qualcosa, i documenti della donna, pensano gli inquirenti.

Ma il cadavere di Svetlana non si trova e i suoi familiari in Moldavia non hanno ancora potuto dare una sepoltura alla loro cara. Da qualche giorno le ricerche sono riprese, ma non dureranno a lungo. A dicembre una task force ha perlustrato palmo a palmo l’area adiacente l’azienda, le rive dell’Adda e la strada per  il piccolo paese di  Bema, poi le ricerche sono state sospese in attesa di trovare un indizio utile per indirizzare il lavoro dei volontari. «Il piano in Prefettura è stato riaperto di recente dopo la pausa invernale – spiega il procuratore Claudio Gittardi – e speriamo porti risultati concreti. In ogni caso, presumibilmente prima dell’estate, l’indagine sarà chiusa». Pontiggia, considerato il colpevole, ha già pagato con il suicidio. E il faldone sarà spedito in archivio, con o senza cadavere.