
di Andrea Morleo
L’asticella si è alzata anche nel mondo dell’istruzione. Ormai l’open day è una moda che ha contagiato anche le elementari mentre i teenager possono scegliere l’università più prestigiosa, magari optando per una facoltà all’estero dove imparare una lingua. Qualcuno invece straniero lo è già nel nostro Paese e l’italiano lo deve imparare da zero. Come i 450 immigrati che nel 2021 hanno ottenuto i certificati A2 e A1, che garantiscono permesso di soggiorno e cittadinanza italiana. I corsi di alfabetizzazione per stranieri sono solo una delle tante offerte formative del Centro per l’istruzione degli adulti (Cpia) di Lecco intitolato a Fabrizio De André: sede centrale nel rione Maggianico (via Puccini), più altri 18 punti tutta la provincia.
"Siamo la frontiera dell’istruzione e quindi dell’integrazione – spiega Renato Cazzaniga, dirigente del Cpia da una decina d’anni – perché la conoscenza della lingua del Paese dove si vive è la chiave per inserirsi nella società e nel mondo del lavoro". Altri 150 ragazzi di nazionalità straniera lo scorso anno hanno conseguito il diploma di scuola media: tra loro anche qualche adolescente scappato dall’Ucraina perché il sapere è più forte anche della guerra.
"Questo è il primo livello della nostra offerta formativa, che in realtà è molto articolata e si rivolge a fasce di età molto diverse", racconta Cazzaniga. Per adolescenti e adulti si tengono corsi serali in alcuni istituti superiori della città: quello per assistenti familiari al Bertacchi, al Parini quello per ragioneri e al Fiocchi meccanica, che ha ottenuto un alto indice di gradimento.
"Hanno fatto richiesta in 27 ma i posti disponibili erano solamente 20. È talmente forte la richiesta di manodopera nelle aziende del nostro territorio che il flusso di immigrati qui è pressoché costante". In un mondo del lavoro sempre più competitivo, però, non basta: serve tenere il passo altrimenti si resta indietro, tanto che l’offerta formativa del Cpia di Lecco si allarga ad altre competenze come il corso di informatica, quello di taglio e cucito e quello di cucina rivolti per lo più ad adulti.
"L’anno scorso hanno partecipato 940 persone di 88 nazionalità diverse, che hanno frequentato i corsi tenuti da 40 insegnanti", spiega Cazzaniga. Tra questi una fetta consistente sono stati minori, 111 sui 3.611 che vivono a Lecco. La fascia di età maggiormente rappresentata era tra i 16 e i 24 anni.
Sono gli stranieri di seconda generazione, che storicamente hanno maggiori problemi di integrazione: "I figli degli immigrati in genere trovano più difficoltà – spiega Cazzaniga – perché rispetto ai loro genitori percepiscono maggiormente le differenze sociali. Sin dall’inizio si sentono penalizzati rispetto ai loro padri e madri, che invece hanno fatto scelte consapevoli lasciando il loro Paese". E l’istruzione ha il compito di evitare che quel gap diventi incolmabile.